Nola – Nella Sede del tribunale di Nola, Reggia Orsini, salone Delle Armi, è stato presentato il libro “Enzo Tortora – Lettere a Francesca” con la prefazione di Giuliano Ferrara. Sulla copertina del libro è riportata la seguente frase che già introduce e presenta, sinteticamente, quanto il libro vuol raccontare e trasmettere: “ Solo i Bimbi, i Pazzi e i magistrati non rispondono dei loro crimini”. Una presentazione che si avvale del Patrocinio dell’Ordine degli avvocati di Nola, Scuola Bruniana Fondazione Forense di Nola. Nel corso dell’evento è stata presentata e inaugurata la nuova sede della camera penale di Nola dedicata a Giovanni Leone. All’incontro erano presenti Luigi Picardi, Presidente del Tribunale di Nola, Paolo Mancuso, Procuratore della Repubblica – Nola, L’On. Massimiliano Manfredi, Commissione Parlamentare di inchiesta sulle mafie, L’ON. Polo Russo, Commissione Parlamentare di inchiesta sulle contraffazioni, Giuseppe Boccia, Direttore Generale Fondazione Forense di Nola – scuola Bruniana. Era presente inoltre la stessa Francesca Scopelliti protagonista della vicenda per le lettere ricevute, in quel momento particolare, dal suo compagno di vita, oggetto del libro in presentazione. Francesca Scopelliti ha di fatto concluso la manifestazione. Invitati alla discussione inoltre Beniamino Migliucci, Presidente U.C.P.I., Francesco Urraro, Presidente C.O.A. Nola e infine Michele Cerabona, foro di Napoli. In qualità di moderatore era presente Giuseppe Guida, Presidente Camera Penale di Nola. Tra un intervento e l’altro ci sono state delle letture della lettere del libro, affidate all’interpretazione di Aldo Manfredi. Sono passati circa trent’anni dalla morte di Enzo Tortora; dunque la sua compagna Francesca Scopelliti consegna alla memoria degli italiani una selezione delle lettere che il celebre giornalista e presentatore televisivo le scrisse durante la sua prigionia. Francesca Scopelliti voleva conservale per se e per i suoi ricordi; ma tali lettere, a ben osservarle, avevano più carattere pubblico che privato, potevano essere utile nella loro conoscenza per quello che avrebbero potuto trasmettere in materia di riflessione. Enzo Tortora, lo ricordiamo, fu incolpato di gravi reati, ai quali in seguito risultò pienamente estraneo, sulla base di accuse formulate da soggetti provenienti da ambienti poco raccomandabili, criminali; in breve arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Dopo 7 mesi di reclusione la sua innocenza fu attestata. All’epoca, Tortora fu eletto eurodeputato per il Partito Radicale; morì poco dopo la sentenza. Un inferno quale è un carcere! Arrestato nel 1983 come detto per associazione camorristica e spaccio di droga, Tortora vive in quei giorni l’incubo di una giustizia ferma in una imprecisata età, certo non ideale. Un personaggio come Tortora che promise di battersi fino all’ultimo non soltanto per affermare la sua estraneità alle accuse ma anche per denunciare le anomale condizioni di vita dei detenuti. Enzo Tortora diventerà di lì a poco il grande leader politico della battaglia per una giustizia giusta, terminata con la vittoria schiacciante del referendum; il tema proposto era la responsabilità civile dei magistrati. Un libro per raccontare di un innocente lacerato dall’assenza di diritto e di verità e forse per far un poco di autocritica, perché casi simili siano risolti, possibilmente, in maniera rapida e coincisa, senso delle istituzioni a tutela della verità e giustizia. Delle lettere nelle quali traboccano scetticismi e indignazione, ma anche affettuosità per Francesca. Il volume nasce dall’incontro della stessa Francesca Scopelliti e della Fondazione Enzo Tortora con l’Unione delle Camere Penali Italiane e si propone come uno strumento utile a continuare la singolare battaglia politica che un uomo ha combattuto fino all’ultimo per l’affermazione di un processo penale che non venga contaminato dal circo mediatico-giudiziario. È questo il senso delle 45 lettere che Enzo Tortora scrisse alla compagna Francesca dal tumultuoso arresto del 23 giugno 1983 al 17 gennaio 1984. Il presentatore più famoso del momento, aveva condotto diverse trasmissioni tv, ne ricordiamo una molto seguita dal titolo “ Portobello”. E la sua vicenda è annoverata nella Storia italiana; uno dei più impressionanti casi giudiziari.