Sono stati migliaia gli isolani che hanno risposto all’appello del Comitato Unitario  per il Diritto alla Salute dell’isola d’Ischia e sono scesi in piazza per dire un forte e determinato NO al ridimensionamento dell’unico ospedale pubblico dell’isola d’Ischia e alla chiusura dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica che sarebbe vergognoso e politicamente incivile chiudere in quanto rappresenta un reparto salvavita e risulta indispensabile sull’isola Verde che conta ben settantamila residenti ed una popolazione turistica giornaliera di circa trecentomila unità. Tantissime le associazioni presenti che hanno esposto striscioni di protesta e di disappunto per la politica di tagli alla spesa sociale che ormai in Italia viene portata avanti a tutti i livelli istituzionali. Tra i tanti striscioni esposti, uno recitava testualmente: “Siamo gestiti da Cavolfiori”. Ironia della sorte ha voluto che lo striscione fosse esposto proprio davanti ai “cavolfiori” ischitani, e cioè i rappresentanti politici locali, il che ha strappato ai presenti sorrisi e battute ironiche. Per circa tre ore il traffico è andato letteralmente in tilt con l’ex strada statale che collega Casamicciola e Lacco Ameno completamente intasata. Al corteo, partito da piazza Marina e conclusosi dopo circa due ore all’esterno dell’Ospedale “Rizzoli”, ha partecipato anche una folta delegazione del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista i cui dirigenti, lungo tutto il percorso, hanno denunciato le gravi responsabilità politiche che ci sono dietro i tagli che stanno mettendo in  seria discussione il nostro diritto alla salute. Lucida, come al solito, l’analisi espressa da Domenico Savio: “La manifestazione è stata buona come partecipazione – ha commentato al termine del corteo Domenico Savio -, ma sicuramente non ha avuto l’effetto che doveva avere nei confronti del potere politico regionale, del presidente Vincenzo De Luca, del Partito Democratico e neppure ha avuto effetto, secondo noi, nei confronti del governo nazionale di Matteo Renzi, perché è stata una manifestazione tutta interna al sistema e senza mordente di classe. Noi comunisti, noi lavoratori, ci chiediamo cosa ci facevano alla testa del corteo dei consiglieri regionali di centro-destra e di centro-sinistra, oppure i sindaci dell’isola di Ischia, che con i loro partiti al governo della regione e a Roma, e sono i responsabili dell’affossamento della sanità sull’isola d’Ischia.

Questi personaggi che vengono qui ogni qualvolta c’è da mettersi in mostra per farsi propaganda elettorale, dovevano essere letteralmente cacciati fuori dal corteo,   perché finalmente avvertissero il dovere coi loro partiti di appartenenza di centro-destra e centro-sinistra, di risolvere questo drammatico problema dei continui tentativi di ridimensionare l’ospedale “Rizzoli”.

Noi comunisti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, abbiamo partecipato a questa manifestazione non perché siamo parte integrante del comitato promotore, ma per stare con i cittadini, tra i cittadini, a rivendicare il nostro diritto costituzionale alla salute.

E comunque continueremo a fare chiarezza tra le popolazioni isolane affinchè i cittadini si rendano conto che i sindaci che si sono messi alla testa di questo corteo e altri rappresentanti regionali sono i responsabili della nostra malasanità, dell’impossibilità, ormai, di poterci  curare adeguatamente.

E’ una vergogna che in Italia il sistema sanitario continui ad arretrare, mentre ci viene negato un diritto pieno all’assistenza sanitaria. Il governo di Matteo Renzi sta raccogliendo 150 miliardi per darli ai banchieri perchè hanno carenza di liquidità nonostante siano depositari dei nostri risparmi. E’ una vergogna. Questo è il risultato dannato del governo capitalistico, del governo padronale, del governo delle banche e delle multinazionali, della finanza speculativa. Occorre – ha concluso Domenico Savio – che il popolo italiano finalmente capisca che se vuole migliorare le proprie condizioni di vita deve darsi un nuovo governo, un governo che sia espressione della lotta dei bisogni e delle aspettative della classe lavoratrice, sia operaia che intellettiva”.

 

 

 

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