Roma, 28 gen. – I suoi lo chiamano “caos organizzato” e si dicono certi che alla fine “Matteo ci stupira’”, “forse anche con un nome al primo voto”. Di certo oggi ci sono alcuni fatti in chiaro e tanta confusione. La strada che porta all’elezione del presidente della Repubblica si e’ snodata tra gli incontri del Pd guidato da Matteo Renzi con le delegazioni delle altre forze politiche e alcune indiscrezioni.
I colloqui sono proseguiti per tutto il giorno, senza sorprese se si eccettua l’assenza di Silvio Berlusconi dall’incontro Pd-Fi. Una sorpresa che ha incrinato per un momento le acque del Pd. Il Cavaliere vuole infatti essere ricevuto da solo, quando il nome per il Quirinale sara’ chiaro e questo ha alimentato ancora una volta i sospetti della minoranza dem. Ma si e’ trattato di un attimo, poi la contromossa e’ stata individuata: “o domani vede Bersani prima di Berlusconi, oppure noi ci teniamo le mani libere” sintetizza un esponente della minoranza.
Berlusconi domani vede Renzi. Nome entro giovedi’
La giornata clou, infatti, viene indicata da tutti per domani: incontri a due con Renzi vengono pronosticati sia dall’entourage di Berlusconi che da quello di Bersani, e altri se ne aggiungono di ora in ora, tra cui quello con Alfano. Intanto Renzi sonda i partiti e le aree del Pd su tre-quattro nomi: Giuliano Amato, Anna Finocchiaro, Piero Fassino e Walter Veltroni. Su tutti ci sono molti consensi e qualche perplessita’. Forza Italia, ad esempio, riferiscono fonti parlamentari, ha dato l’ok senza problemi ad Amato e Finocchiaro, ma non farebbe barricate nemmeno sugli altri due, mentre resiste nel no a Mattarella.
M5S: verso Quirinarie, rosa di 4 nomi con Prodi
Il primo nome non entusiasma la maggioranza Pd, l’ultimo vede qualche dissenso nella minoranza Pd che pero’ non sarebbe ostile. Oggi sono spariti dall’orizzonte i nomi dei tecnici, cosi’ come quelli dei ministri in carica, dopo che sia Alfano che Forza Italia hanno chiesto un nome decisamente politico. Anche se il ministro dell’Economia (che per primo si e’ sfilato) non viene dato per tramontato del tutto. “E’ una personalita’ politica a tutto tondo” spiegava ieri Matteo Orfini. La minoranza, come si e’ detto, resta sospettosa: “noi siamo responsabili – spiega Alfredo D’Attorre – quando Renzi ci dira’ il nome valuteremo, se ci convince perche’ ha un profilo di autonomia e di autorevolezza lo votiamo, altrimenti diremo perche’ non ci convince”.
Il timore e’ che alla fine Renzi voglia fare la prova di forza, imponendo un nome non condiviso.
Timore che dal Nazareno si prodigano a fugare: “Renzi lo ha detto in tutte le salse, vuole partire dal Pd, per questo ha chiamato di nuovo a raccolta i parlamentari domani mattina e riunira’ i grandi elettori giovedi’”. “Conviene a tutti raggiungere un’intesa nel Pd, la gente non capirebbe se ci dividessimo ora” conferma anche Stefano Fassina. “Su due-tre nomi la maggioranza c’e’, se invece Renzi insiste per un profilo basso da notaio rischia di rompere tutto” fa notare un esponente della minoranza che teme che il temporeggiare del premier sia dovuto al fatto che ancora non ha deciso se puntare su un nome di rilievo o su quello di un ‘notaio’.
I renziani puntano a chiudere al quarto scrutinio, oggi in Transatlantico molti registravano tentativi di intorbidire le acque per il quarto voto. “Se fiuta l’aria burrascosa e mette d’accordo Bersani e Berlusconi, Renzi chiude anche alla prima, e cosi’ la sorpresa non arriva sul nome, ma sui tempi” ipotizzava oggi un renziano AGI-per radio piazza news