POLITICA19La politica, si sa, sempre di più premia chi riesce a mirare dritto dritto alla pancia del cittadino votante. Slogan pragmatici e accattivanti che convincono a credere in obiettivi nobili sono uno strumento formidabile soprattutto quando riassumono in poche parole un’iniziativa popolare che si vuole fare sottoscrivere per strada al cittadino, tra un gelato in mano e una spesa di corsa. E allora chi non vorrebbe “finanziare la nostra AVS”, al cui orizzonte si intravvedono gravi scompensi, magari con i soldi delle “eredità milionarie”? Questa è una delle recenti idee che ha già fatto discutere parecchio poiché il suo testo contiene anche una clausola per la quale si vorrebbe che entrasse in vigore retroattivamente dopo l’approvazione del popolo. Ad ogni modo le 100mila firme sono state raccolte e ora inizieranno i dibattiti sull’opportunità, la necessità e per i proponenti anche l’urgenza di questa, ennesima, iniziativa popolare.

E quindi tassiamo queste eredità milionarie, e anche tutte le donazioni che superano i 20mila franchi. Perché, se leggiamo l’argomentario degli iniziativisti, è buono e giusto e imperativo per far fronte ai gravi squilibri di distruzione della ricchezza in Svizzera. E visto che questo argomento da solo rischia di non attecchire, ecco che la proposta è stata condita con la promessa di riversare un terzo dei proventi – sovrastimati a 3 miliardi in totale – al finanziamento dell’AVS. Su questo saremo chiamati a votare al più presto all’inizio del 2015, ma è già più che mai opportuno chiarire il perché dietro ad uno slogan si nascono spesso verità nascoste che è opportuno palesare al più presto. Innanzitutto in Svizzera la ridistribuzione è molto marcata grazie all’imposta federale diretta progressiva ma anche attraverso i contributi sociali di chi lavora. Questi due strumenti, unitamente ad un’imposta sul patrimonio più importante rispetto alla media internazionale, ridistribuiscono annualmente oltre 50 miliardi.

Tassare le eredità è ovviamente lecito – una gran parte dei cantoni è però reduce dall’abolizione delle imposte di successione ai discendenti diretti – ma le conseguenze rischiano di essere pesantissime: come faranno le aziende di famiglia che già oggi faticano a trovare mezzi sufficienti per investire e creare nuovi posti di lavoro? Cosa succederà invece se un papà regala un’automobile del valore superiore a 20mila franchi alla propria figlia? Quest’ultima dovrà pagare una parte di questo valore allo Stato?

L’iniziativa è approssimativa e lascia numerose questioni in sospeso, creando l’incertezza che è il peggiore dei mali. Ma soprattutto, chi pensa di finanziare così durevolmente l’AVS che tra qualche anno avrà una massiccia sproporzione tra chi beneficia delle rendite e chi invece vi contribuisce? Questi sono cantieri importanti che richiamano altrettante riforme e non possono essere liquidate con una battuta che richiama vecchie e sterili battaglie ideologiche. I problemi vanno identificati e risolti all’origine altrimenti si rischia solo di ritardare le misure che, se prese in ritardo, faranno del male.

La politica economica non è un gioco. Uno slogan non basta.

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