Roma,3 lug. – Non ci saranno accordi tra accusa e difesa sulla pena da infliggere, non ci saranno patteggiamenti da sottoporre all’ok del giudice. La procura di Roma chiedera’ in tempi brevi il rinvio a giudizio degli oltre sessanta clienti (tra cui anche Mauro Floriani, marito della parlamentare Alessandra Mussolini) coinvolti nel secondo filone di indagine sulle due ‘baby squillo’, le ragazzine studentesse di 15 e 16 anni che si prostituivano in un appartamento ai Parioli, quartiere ‘bene’ della capitale. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi dovrebbero completare gli ultimi accertamenti entro l’estate senza neppure dover attendere i novanta giorni che il gup Costantino De Robbio si e’ preso per motivare la condanna dei primi otto imputati giudicati ieri con il rito abbreviato.
  La sentenza, che ha pienamente confermato l’impianto accusatorio, rappresentava per i magistrati della procura un importante banco di prova perche’ qualsiasi decisione presa dal giudice avrebbe avuto inevitabili ricadute anche sul secondo procedimento ancora aperto. E cosi’ la condanna a un anno di reclusione, con la sospensione della pena (che i pm non avrebbero voluto concedere) inflitta ai clienti Gianluca Sammarone e Francesco Ferraro, la cui posizione e’ sostanzialmente equiparabile a quella degli altri sessanta ancora in sospeso, costituisce un chiaro segnale per le difese.
  Sentiti a verbale, tutti hanno negato di aver consumato prestazioni sessuali con le ragazzine, ma sono ugualmente finiti nei guai perche’ riconosciuti in foto dalle due minorenni o perche’ traditi dalle intercettazioni telefoniche o dai servizi di appostamento dei carabinieri che gravitavano intorno allo stabile dei Parioli dove avvenivano gli incontri a pagamento. Dei clienti appena una decina era orientata a concordare una pena con la procura, quantomeno per evitare la pubblicita’ negativa legata a un pubblico dibattimento. Ma i pm, forti anche della sentenza di ieri, si sono ancor piu’ convinti dell’opportunita’ di seguire la via ordinaria, depositando gli atti e firmando poi le richieste di rinvio a giudizio. Poi se davanti al gup qualcuno volesse optare per un rito alternativo, la posizione sara’ valutata caso per caso.

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