Roma, 11 dic. – Per lui e’ il momento delle somme tirate e dei bilanci stilati. Ogni Capo dello Stato lo fa, tradizionalmente, attraverso una serie di appuntamenti che il calendario istituzionale fissa da anni e anni: l’incontro con il Corpo Diplomatico, gli auguri con le Alte Cariche dello Stato, infine il Messaggio di fine anno.

Giorgio Napolitano, che dal Primo Gennaio iniziera’ a valutare concretamente i tempi e i modi delle sue dimissioni, pare voler aprire prima la stagione dei rendiconti, ed il suo lungo discorso all’Accademia dei Lincei ha tutta l’aria di essere il primo passo di questa stagione. A spingerlo, sicuramente, lo spettacolo delle inchieste a Roma, che ispirano scoramento e disillusione. Che richiedono anche una reazione, una reazione pero’ che sia giusta ed equilibrata, ben lontana dai richiami di una facile tendenza all’antipolitica. Che rasenta, spesso, addirittura l’eversione.
Alfano, separare ladri da persone oneste

Il primo punto, pero’, e’ che i corrotti e la corruzione non possono essere tollerati. “Non deve mai apparire dubbia la volonta’ di prevenire e colpire infiltrazioni criminali e pratiche corruttive nella vita politica e amministrativa che si riproducono attraverso i piu’ diversi canali come in questo momento e’ emerso dai clamorosi accertamenti della magistratura nella stessa capitale”, dice Napolitano con linguaggio un po’ tortuoso nella forma, ma chiaro nella sostanza. Alla radice di certi fenomeni c’e’ una vera e propria crisi morale: “La moralita’ di chi fa politica poggia sull’adesione profonda, non superficiale, a valori e fini alla cui affermazione concorre col pensiero e con l’azione”.
Cio’ detto, attenti a non cadere nell’antipolitica.

Non e’ la prima volta che Napolitano si trova a sottolineare i pericoli di una reazione superficiale quanto spropositata a fatti che giustamente indignano. Anche oggi il Capo dello Stato sottolinea: “La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purche’ non priva di obiettivita’, senso della misura, capacita’ di distinguere ed esprimere giudizi differenziati, e’ degenerata in antipolitica, cioe’ in patologia eversiva”.

Esempi concreti di questa deriva, aggiunge, sono gia’ visibili fin denro le aule parlamentari.
“mai era accaduto quel che si e’ verificato nel biennio ormai alle nostre spalle, quando hanno fatto la loro comparsa in Parlamento metodi ed atti concreti di intimidazione fisica, minaccia, di rifiuto di ogni regola ed autorita’, ed in sostanza tentativi sistematici ed esercizi continui di stravolgimento ed impedimento della vita politica e legislativa”, rileva, sottolinea e condanna. E cosi’ facendo mette i due fenomeni sullo stesso piano: da una parte chi mina lo stato democratico con la corruzione e l’intimidazione, dall’altra chi fa altrettanto propalando idee e impersonificando valori che di democratico hanno veramente poco.

A chi si riferisce, il Presidente? Beppe Grillo, che proprio oggi fa la sua comparsa a Roma per predicare contro l’euro e far capire a tutti che ‘stanchino’ non lo e’ per nulla, la prende per se’. Del resto i suoi scontri con il Capo dello stato – tutti a distanza, ma non per questo meno duri – sono stati un leit-motiv degli anni piu’ recenti della politica italiana.

Oggi il comico reagisce ricorrendo al paradosso.
Napolitano deve stare attento perche’ se no lo denunciamo per vilipendio verso il Movimento 5 Stelle“, commenta, e la chiude li’. Piu’ chiaro il grillino Fraccaro: “Mafia Capitale e’ anche colpa delle porcate e degli inciuci che ha sempre firmato, si dimetta”.
Polemiche di fine anno, di fine mandato, forse di fine di un’epoca. Politica radio piazza news

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