“ O di uno o di nessuno “ di Luigi Pirandello, commedia datata 1929, è la prima proposta in questa IV edizione con un adattamento e Regia di Claudio Boccaccini. Consenso di pubblico per l’apertura della rassegna. Un atto unico proposto nella versione riadattata, una storia molto intensa raccontata da quattro personaggi. In platea, nello spazio aperto di Santa Maria del Plesco che non manca di suscitare apprezzamento proprio del luogo e per la sua suggestività, era presente, oltre il numeroso pubblico, il sindaco di Casamarciano Andrea Manzi, e diverse personalità: il consigliere delegato per la rassegna teatrale Rosa De Rosa, l’Assessore con delega allo Spettacolo Arcangelo Piscitelli e il direttore artistico Totò Nicosia e i componenti delle giurie. La compagnia proveniente da Roma, un gruppo teatrale nato nel 1986, ha voluto sottolineare la grande contemporaneità di un grande del teatro come Pirandello. La trama è di un storia tragica, semplice , intensa. La storia di due amici, Tito e Carlino, questi i nomi dei personaggi, che posero l’amicizia al centro delle loro vite, che nella loro esistenza hanno diviso proprio tutto; persino la stessa donna. All’inizio del racconto scenico interviene uno dei personaggi, un avvocato che è anche la voce narrante, introspettiva dei personaggi. Lui, l’avvocato è stato chiamato e coinvolto in una storia assurda per provvedere a chissà quali cose. I due amici tra il molto tergiversare mettono al corrente l’avvocato che la donna, loro amante, e i dolce attesa. È proprio questo il punto! il bimbo nascituro. Chi dei due è il padre naturale? Su tale interrogativo ruota tutta la scena: una domanda ossessiva per i personaggi e per il futuro incerto. In breve la salda amicizia comincia a scricchiolare fino ad estinguersi del tutto. Di certo c’è un padre di troppo e a nulla valgono le assicurazioni della futura madre; unica certezza assoluta. Lei, la donna, di nome Melina, assicura di voler lasciare l’abitazione e trovarsi un nuovo lavoro, diverso da quello, poco esaltante, di prostituta che era costretta a fare, per non gravare troppo sulle condizioni economiche dei due amici. Tra alterne susseguenti fasi nemmeno questa sembra una strada percorribile. Alla fine il bimbo viene al mondo ma la salute della madre ne risulterà gravemente e irrimediabilmente compromessa. È un caso di gravidanza difficile che la donna ha voluto, ostinatamente, portare avanti ben consapevole dei rischi per la propria sopravvivenza. La scena, composta da pochi e significativi elementi, delle sedie vuote; alcune sospese, simbolicamente a formare quasi una sorta di lampadario; è accompagnata da note musicali: una musica malinconica e struggente a sottolineare determinati passaggi che rendono attraete il racconto scenico. Il finale è presto presentato: la donna muore in scena in un momento in cui si era alzata dal letto per dare un estremo saluti ai suoi amici e raccomandare alcune cose dettate dal buon senso e dalla sincerità affettiva degli eventi. Il bimbo è affidato ad una coppia che non aveva potuto aver figli. Il tutto creerà una nuova situazione: come porsi nei confronti di questo bimbo una volta adulto? Interrogativo lasciato senza soluzione immediata. Del resto come recita il titolo : “ O di uno o di nessuno “. Una citazione meritano gli attori in scena: Alioscia Viccaro, Silvia Brogi, Felice Della Corte, e infine nel ruolo dell’avvocato Paolo Perinelli.
Antonio Romano