La moglie di Giorgio racconta le sensazioni sull’addio al Colle: «C’è un po’ di confusione, ma è la stessa che si crea in ogni famiglia quando si trasloca. Tutto è tranquillo»
SEMPRE NELL’OMBRA – «Sì, abbiamo chiuso e riaperto gli scatoloni due volte, e questa è quella che vale, perché indietro non si torna davvero», ha raccontato Clio Napolitano a Marzio Breda, storico quirinalista de Il Corriere. Parla senza malinconia, ma anche senza euforia. Non vuol dare alcuna enfasi teatrale a questo passaggio della sua vita di «coppia molto unita». Preferisce trasmettere un’idea di «serenità e normalità», anche se il rito delle valigie deve di sicuro sembrarle liberatorio, considerando la sua abitudine a ripararsi nell’ombra (sempre un passo dietro a lui e sempre in silenzio), la sua ansia di preservare la sfera privata e la sua proverbiale insofferenza per il protocollo.
TRASLOCO SERENO – La first lady prosegue così «Mi creda: non sta succedendo niente di straordinario, qui. C’è un po’ di confusione, ma è la stessa che si crea in ogni famiglia al momento di un trasloco. Tutto è ormai tranquillo. Giorgio, come aveva fatto un anno e mezzo fa, ha rimandato nel nuovo studio di Palazzo Giustiniani (che è poi quello che occupava Scalfaro dopo aver lasciato il Quirinale, ndr) una parte delle proprie carte. Il resto va nel nostro vecchio appartamento al rione Monti, in via dei Serpenti, dove abitavamo prima» .
PICCOLO ALLOGGIO – Un alloggio piuttosto piccolo e che i coniugi Napolitano hanno tenuto sempre aperto, nonostante la loro residenza si fosse necessariamente spostata sul Colle. E la signora Clio a settimane alterne vi si è recata, se non altro «per respirare l’aria di prima». Per cui adesso non le resta che farsi portare là «alcuni oggetti personali», cui non aveva voluto rinunciare fin da subito, con l’aggiunta di «qualche mobile» che si è comprata negli ultimi anni.
NON VIVEVA AL QUIRINALE – Donna Clio allude all’alloggio dove si è spostata cinque anni fa, la moglie del presidente. Un trasferimento di poche centinaia di metri, rispetto all’ala quirinalizia dove hanno sempre vissuto i presidenti, e di cui nessuno ha mai fatto cenno. Un trasloco avvenuto quando, stanca dell’alienante solitudine e del continuo «sbatter di tacchi» di corazzieri e staffieri a ogni suo movimento (non per nulla l’immaginifico Francesco Cossiga ripeteva che lì dentro si sentiva «con la sensazione di essere la comparsa di un film storico»), ha preteso di spostarsi in un appartamento più semplice e umano. «Nel quale sentirmi meglio e più libera».
NIENTE VACANZE – Dopo un tira e molla con la security, la residenza ideale fu trovata nel cosiddetto palazzo della Panetteria, con un accesso nell’antica via di Monte Cavallo, oggi detta della Dataria. Ancora poche settimane e donna Clio lascerà anche quell’appartamento, comunque un po’ claustrofobico per lei. Prevede una breve vacanza, per la fine di gennaio? «Proprio no», dice. Con il tono di chi giudica una vacanza già il semplice tirare il fiato a casa. Quella vera