Non abbiamo cura e vaccino contro questo virus che arriva dalla Cina, ma abbiamo la possibilità di fare la diagnosi. Un vantaggio che dobbiamo sfruttare bene nel caso arrivasse anche in Italia.

La notizia che il coronavirus può essere diffuso anche da persone che stanno apparentemente bene e soprattutto che non hanno la febbre, rende la lotta contro questo virus molto più difficile e richiede un maggiore impegno. Spero di sbagliarmi, ma a questo punto non è improbabile che, prima o poi, arrivi anche in Italia e dobbiamo farci trovare pronti. Le istituzioni si stanno muovendo in maniera adeguata.

Molti di voi ogni tanto mi dicono, scherzando: «Vogliamo Burioni ministro della Sanità», e io ci rido, pensando che Roberto Speranza è bravissimo e fa il ministro mille volte meglio di me. Però – per stare al gioco -, se fossi a capo del dicastero una cosa la farei subito ed è questa: allestirei una linea telefonica di emergenza dedicata a chi può avere contratto il coronavirus cinese, cioè persone che sono state da poco in Cina e che non si sentono bene.

Un possibile provvedimento

Chi sta male non dovrebbe andare in ospedale o dal proprio medico, come accade ora. Infatti, dal medico o  al pronto soccorso può contagiare altre cento persone e questo sarebbe una catastrofe. Il sospetto caso di coronavirus dovrebbe invece rimanere chiuso in casa (in una stanza diversa da quella dei familiari), e un team di sanitari dovrebbe andare a domicilio a visitare il paziente e a prelevare il campione da analizzare nel più breve tempo possibile, facendo scattare immediatamente le procedure d’isolamento per il malato e per i familiari, se gli esami di laboratorio fornissero un risultato positivo.

Non abbiamo cura, non abbiamo vaccino, ma abbiamo la possibilità di fare la diagnosi. Dobbiamo esser in grado di farla nel più breve tempo possibile e in tutto il Paese, e sfruttare questo vantaggio che abbiamo nei confronti di questo temibile virus.

Roberto Burioni