Carlo Giorda, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), svela tutti i retroscena
In principio era la glicemia. Mantenere normali i valori del glucosio nel sangue è il cardine della cura del diabete, la malattia caratterizzata da un’alterazione del ‘consumo’ di questo zucchero – la ‘benzina’ che fa funzionare il corpo umano – dovuta alla totale (diabete di tipo 1) oppure alla parziale assenza o resistenza all’azione (diabete di tipo 2) dell’ormone insulina, che favorisce appunto l’utilizzo del glucosio da parte dell’organismo. Nel diabete di tipo 1 si interviene somministrando direttamente l’insulina, nel tipo 2 con farmaci per bocca, più o meno associati fra loro e/o con l’insulina.
“Una volta, quando non disponevamo di tutte le classi di farmaci antidiabetici di cui oggi possiamo fare buon uso, il primo, e a volte unico, pensiero del medico era riportare e mantenere il valore della glicemia il più possibile vicino alla normalità”, spiega Carlo Giorda, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). “Il diabete, tuttavia è una malattia molto complicata, dove la glicemia è solo uno dei problemi, perché i meccanismi messi in funzione dai livelli troppo alti di zucchero nel sangue e dalla scarsa attività dell’insulina sono molti e portano, se non tenuti costantemente sotto controllo, alle gravi complicanze della malattia: infarto, ictus, insufficienza renale e dialisi, danni alla vista, amputazioni degli arti”, interviene Sandro Gentile, Direttore Centro studi e ricerche AMD e Presidente del 6° Convegno del Centro studi e Fondazione AMD in corso a Napoli.