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Sono sempre trascinanti le parole di don Luigi Ciotti che ha entusiasmato e commosso il popolo di Boscoreale e non solo venuto al Piano Napoli ad ascoltarlo.
Legalità è legalità! Giustizia è Giustizia! Pace è Pace! Non ci sono mezzi termini. Ha gridato forte il sacerdote antimafia, fondatore di Libera. E rivolto al pubblico, di cui molti alunni del Vesevus, ha scandito altrettanto forte Siate orgogliosi di vivere in questa terra. Sono testimone di cose stupende di questa terra.
La lotta la si fa in Parlamento con leggi giuste! Ha chiosato don Ciotti, invitando a non essere cittadini ad intermittenza, a trasformare la denuncia in proposta e a non scoraggiarsi perché tutti insieme dobbiamo sconfiggere una malattia grave: lindifferenza!.
Richiamando fortemente i principi fondanti della Costituzione Repubblicana ha osservato che Il primo testo antimafia e anticamorra è la Costituzione che deve diventare costume e cultura.
Prima la fiaccolata comunale per la legalità da piazza Pace ha attraversato una parte della città, per concludersi allIstituto Vesevus dove all’incontro-dibattito sul tema Su la testa! Riprendiamoci il nostro futuro, hanno accompagnato don Ciotti, Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria per lEducation, il dott. Raffaele Marino, Procuratore capo della Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carlo De Stefano, Sottosegretario al Ministero dellInterno.
In prima fila il Commissario straordinario al Comune di Boscoreale, Prefetto Capomacchia, alti ufficiali delle Forze dell’Ordine e dirigenti e insegnati del Vesevus.
Fin quì la cronaca.
In questa bella serata di legalità “gridata” con la forza del silenzio per le strade di Boscoreale, fin dentro il Piano Napoli di Villa Regina, una delle aree più redditizie dello spaccio d’Europa.
Ecco per un breve lasso di tempo, ma interminabile, lo Stato, quello non formale, ma sostanziale fatto da tutti i cittadini si è riappropriato del suo territorio .
Segni, come ha detto don Ciotti. Segni, come ha sussurrato don Tonino Palmese, suo braccio destro in Campania.
Segni, come abbiamo percepito tutti, che significano tanto, in quel contesto.
Non solo repressione, ma riappropriazione degli spazi, anche se solo per un breve momento, da parte della collettività, spiata dietro le finestre chiuse, le serrande abbassate, le luci spente.
E questo grazie sopratutto all’iniziative forte e coraggiosa del Prefetto Capomacchia, uomo dello Stato, e del Parroco del quartiere.
In tanti anni di amministrazione comunale di Dx e di CSX nessuno aveva osato sfidare l’ineluttabilità di quel fortino, di quello “antistato” fatto di vedette, motorini e di pusher, che oscuravano i tanti sfortunati che ogni giorno si levano di buon’ora per andare al lavoro e portare onestamente il proprio sostentamento alla famiglia, sotto scacco da un destino sociale di una crideltà unica.
In tanti anni la politica aveva relegato ad un bronx quel quartiere, ricordandosene solo al momento del voto, e mai, e poi mai aveva osato parlare ad un microfono di valori e entrare come si entra a casa propria, nella propria strada, nella propria piazza.
Una luce stasera, per l’intera area vesuviana, terra di soprusi ambientali, terra di camorra tra le più feroci e tra le più capaci economicamente, terra di usura che strangola migliaia di famiglie.
Una luce che squarcia la notte dell’omertà e che grazie a uomini di Stato e di Chiesa, e a tanti o pochi cittadini che hanno saputo seguirla questa luce, riporta un seme di speranza che forse, in cuor nostro, domani la storia di Boscoreale, e dei suoi confinanti, non potrà essere più la stessa.
Almeno si spera!