ROMA Per qualche minuto Ugo Intini ha perso la testa. Mercoledì pomeriggio qualcuno lo ha avvertito che al Senato si erano messi d’ accordo: la legge Mammì discussa ed esaminata rapidissimamente dalla ottava commissione, sì da arrivare al voto dell’ aula fra dieci giorni al massimo. Prima cioè della fine di gennaio, prima della sentenza della Corte Costituzionale. Intini si è precipitato al telefono, ha chiamato il presidente dei senatori socialisti Fabio Fabbri, il quale con voce un po’ incerta lo ha rassicurato: Ma no, Ugo, stai tranquillo, dillo anche a Bettino. L’ unica cosa certa è che la legge arriverà in aula entro marzo. Intini ha preso atto. Ai suoi amici di partito ha distribuito la parola d’ ordine di Craxi: prendere tempo, andare avanti, non chiudere, aspettare. Ma aspettare cosa? E’ meglio aspettare la Corte dice Intini. I motivi per cui i socialisti insistono per un rinvio non sono ben chiari. Forse non lo sanno fino in fondo nemmeno loro, forse puntano al decreto dopo l’ oscuramento delle Tv di Berlusconi. Quello che sappiamo, dice un membro della segreteria, è che Craxi ci ha detto di avere una sua idea sull’ editoria e sulle concentrazioni. Per questo noi non possiamo muoverci da soli. Diverso sarebbe se ci dicesse: decidete voi…. Dunque i socialisti fanno passare le ore. Annunciano di non avere proposte. Poi cambiano posizione e fanno invece filtrare la voce in direzione degli alleati di governo, di avere in mente un nuovo disegno di legge: una sorta di oggetto misterioso su cui per tutto il giorno si fanno ipotesi e si avanzano congetture. L’ unica cosa certa è che, se una proposta socialista dovesse arrivare a contrastare la legge Mammì, sulla quale c’ è un accordo della maggioranza di governo, diventerebbe quasi impossibile evitare la crisi. I repubblicani non potrebbero accettare una violazione così grave su una questione tanto importante. E’ certo anche che ieri alle una e mezzo la proposta ben articolata dei socialisti non era stata ancora partorita. I luogotenenti di Craxi si erano dati appuntamento nell’ ufficio di Nicola Capria, presidente dei deputati del Psi. Tognoli, Intini, Amato, Di Donato… Una riunione della segreteria, proprio per mettere a punto la posizione socialista con cui presentarsi al vertice di Palazzo Chigi. La riunione è durata sei minuti e mezzo. La segreteria è stata formalmente rinviata a oggi alle 11 in via del Corso. Cosa è successo? La risposta ufficiale è che era già tardi e l’ ora di pranzo ormai vicina. In realtà sembra che il segretario socialista abbia ripetuto ancora una volta: prendete tempo, intanto io un’ idea ce l’ ho. Così se ne sono andati uno alla volta. Intini ha detto qualcosa: Una proposta nostra? No, ancora è presto. Comunque mi pare che la Democrazia cristiana ne abbia una sua, una che non ci piace affatto e che riguarda la pubblicità e l’ affollamento degli spot. Non siamo d’ accordo e se stasera ne parleranno, noi lo diremo chiaramente. Ma se non avete una proposta, cosa farete stasera? Andiamo ad ascoltare. Io per ora vado a vedere la questione dell’ antitrust nell’ editoria. Mi dicono che c’ è qualcosa nel provvedimento del 1981, che non è stato mai applicato. E anche su questo si deve pronunciare la Corte. Qualcuno dice che l’ ultima risorsa del Psi sia quella di gettare sul tavolo della trattativa anche la questione della Fiat-Gemina e del controllo del Corriere della Sera. Un modo per mettere in difficoltà quei partiti che intendessero battersi soltanto contro Berlusconi. Anche Giuliano Amato, che è in costante contatto con Craxi conferma: Una proposta nostra ancora no, ma si può vedere. Finora di proposte ce n’ è una sola, quella Scotti, ma a me pare largheggiante. Il mistero si infittisce. Oppure si tratta soltanto del disorientamento di un partito che risente in maniera traumatica la lontananza del segretario? Craxi sta bene, dice Intini, da tre giorni è nel suo ufficio di Piazza del Duomo. E cosa vuole Craxi? Vuole la trattativa, vuole che Scalfari rimanga e si metta d’ accordo con Berlusconi, dice un altro membro della segreteria. E aggiunge: Clemente Papi (il presidente vicario del tribunale di Milano), è buon amico di Craxi, è amico di famiglia, suo e della moglie. Il disorientamento socialista per l’ assenza del segretario si nota soprattutto in questo momento sulla questione dell’ editoria, perchè è questo il nodo politico su cui la maggioranza rischia di spaccarsi. Ma è possibile che si rifletta anche su altri temi caldi. Ad esempio, la legge sulla droga. Passerà oppure no, prima delle amministrative? A quanto pare di capire nelle sue telefonate da Milano, il segretario avrebbe spiegato: se non passa prima, pazienza, avremo un elemento in più su cui polemizzare durante la campagna elettorale. E i luogotenenti, un po’ sorpresi, hanno preso atto anche di questo