La Corte d’Appello di Roma conferma quanto già deciso il 21 giugno dal Tribunale della Capitale che aveva condannato la Fiat per discriminazioni contro il sindacato guidato da Maurizio Landini. Non c’è nulla di casuale, secondo il giudice, nel fatto che neppure uno dei 2.093 assunti da Fabbrica Italia Pomigliano, alla data della costituzione in giudizio alla fine di maggio, fosse iscritto alla Fiom. Contro questa decisione la Fiat, che smentisce le indiscrezioni sul nuovo piano atteso per il 30 ottobre, pensa al ricorso alla Corte di Cassazione e ribadisce che il numero attuale dei dipendenti di Pomigliano «è più che adeguato». «Una vittora della democrazia» ha commentato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che propone l’utilizzo dei contratti di solidarietà per affrontare i problemi di mercato. «È utile – ha affermato – che Marchionne volti pagina. Se vuole restare in Italia deve rispettare le ordinanze, le leggi, la Costituzione e fare investimenti». «A luglio a Pomigliano – ha osservato Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom – finisce la cassa integrazione. Non vorrei che qualcuno pensasse che i lavoratori non ancora assunti non debbano rientrare più e debbano essere ricollocati altrove». Per la leader della Cgil, Susanna Camusso, «è una buona notizia». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni ha ribadito il giudizio positivo sull’intenzione della Fiat di non chiudere stabilimenti e ricordato che il 30, giorno del cda, ci sarà un nuovo incontro sul piano previsto per ciascuna fabbrica. L’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha parlato di «sentenza angosciante che costringe Fiat a un imponibile di manodopera comunista». Plaude invece il centrosinistra, i cui principali esponenti criticano il comportamento del Lingotto e auspicano una svolta delle relazioni sindacali. Cesare Damiano ha auspicato che «anziché nascere un nuovo contenzioso, scaturisca la scelta di avviare una stagione di relazioni sindacali normalizzate». Nichi Vendola ha invece invitato gli altri candidati alle primarie del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi e Laura Puppato, ad accompagnare il rientro in fabbrica dei lavoratori. Da ieri però sono scattate altre 3 settimane intere di cassa integrazione per i 3.900 operai dello stabilimento Fiat