Mi trovo a leggere un racconto di un Giugno a Nola del 2020: in quell’anno il bel Paese, l’europa e il mondo furono colpiti da una importante quanto devastante pandemia. Da secoli dei secoli si festeggia, la festa dei gigli una ricorrenza straordinaria intrisa di sacro e profano, dove negli ultimi decenni che precedono il 2020 la parte religiosa era venuta un po’ a mancare e prevaricava invece la competizione, diventando più kermesse che devozione in onore di San Paolino.

In quel’ anno la festa non fu celebrata e i nolani scossi si sentivano smarriti, senza una festa a loro molto cara che impiegava duro lavoro per realizzarla

“Si dice che quando c’e una pandemia in atto le persone cercano un ponte con i loro santi protettori”… che dire… sarà stato un anno buio per i nolani….

Le campane suonarono a stesa per annunciare l’arrivo del giugno Nolano, si susseguirono molti eventi religiosi e visite guidate per i propri cittadini in modo tale che potessero apprezzare il luogo dove vivevano e non solo perché legati dalla nascita o dalla passione per i gigli.

Tutto si svolse come sempre, ma con riguardo per salvaguardare loro stessi e chi gli stesse accanto.

arrivò il fatidico giorno della ballata, ma cosa successe in piazza? I cataletti, come secoli addietro, si erano posizionati ai lati della piazza e casualmente i nolani portando un giglio bianco, come a ricordare la loro liberazione e il ritorno di san paolino nella sua città.

ebbene si! San paolino è ritornato per non lasciare mai più il suo popolo, che da quel giorno si resero conto di cosa avessero tra le mani, ma soprattutto nel loro cuore; da allora quei “giganti buoni” sono ritornati nel loro antico splendore, nel giusto equilibrio tra sacro e profano, ammirandoli così, come li contempliamo oggi.

Luigi Pacini