Gli inquirenti che indagano sul disastro del volo Germanwings sulle Alpi francesi continuano a scavare nella vita del responsabile dello schianto.

Si è schiantato volontariamente contro la montagna, con la deliberata volontà di distruggere l’aereo uccidendo così le altre 149 persone a bordo: a 48 ore dalla strage dell’Airbus A320 della Germanwings nelle Alpi francesi, il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, ricostruisce il film di quei tragici momenti e inchioda clamorosamente Andreas Lubitz, il copilota tedesco di 28 anni con problemi di depressione e unico responsabile di quella che è una delle più gravi sciagure nella storia dell’aviazione civile europea, la prima per una compagnia low cost.

LA DEPRESSIONE – Del resto, Lubitz era stato “più volte retrocesso” nel corso dell’addestramento al volo di Lufthansa, che ha frequentato dal 2008. A scriverlo è il tabloid Bild, che cita fonti della compagnia: “Nel 2009 gli è stato diagnosticato ‘un grave episodio depressivo poi rientrato’ “. In totale sarebbe stato sotto trattamento psichiatrico per un anno e mezzo. Inoltre di recente aveva avuto “una pesante crisi di coppia con la sua ragazza” , una “pena d’amore che lo ha segnato profondamente”. Ancora, indiscrezioni raccontano di Lubitz paziente della clinica universitaria di Dusseldorf. Quest’ultima però ha però precisato che “le notizie secondo cui fosse in cura per depressione sono inesatte”.

IL COLPEVOLE – Niente terrorismo, dunque, sarebbe stato lui, Andreas Lubitiz, da solo in cabina, a premere il bottone della morte che ha azionato la discesa dell’apparecchio mentre si apprestava a sorvolare uno dei più imponenti rilievi montuosi al mondo. Circa dieci minuti di discesa inesorabile, dai 38.000 ai 6.000 piedi, fino all’impatto finale sul massiccio dei Trois-Echevés, su un costone impervio a oltre duemila metri di altezza.

I PARENTI DELLE VITTIME – Sui monti dove si è consumata la tragedia le squadre di soccorso continuano a lavorare, alla ricerca di corpi e rottami, mentre a valle, nei paesini di Seyne-Les-Alpes e Le Vernet, sono giunte ieri le famiglie delle vittime, per la straziante prassi del riconoscimento dei propri cari e dei prelievi per la comparazione del dna con quello dei resti recuperati tra le lamiere. Centinaia di persone, tra cui la famiglia dello stesso Lubitz, tenuta ora sotto alta protezione della polizia francese, mentre in Germania continuano ad arrivare insulti e minacce telefoniche a tutti quelli che hanno la sfortuna di portare lo stesso cognome del copilota kamikaze. L.S. PER RADIO PIAZZA NEWS

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