Dodici affiliati al clan dei Casalesi-fazione Schiavone sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta con l’accusa di associazione mafiosa, estorsioni, detenzione illegale di pistole, cessione di droga, reati aggravati dal fine di voler agevolare il clan di riferimento. In sostanza molti degli indagati non solo imponevano tangenti secondo il metodo classico ma obbligavano i commercianti all’acquisto di gadget pubblicitari, tipo calendari, agende e penne, a un prezzo di gran lunga superiore a quello di mercato.Ai ristoratori, agli organizzatori di feste patronali e di piazza e a titolari di emittenti televisive locali imponevano invece la scritturazione di cantanti neomelodici per esibizioni canore. Solo parte del compenso veniva poi consegnata al cantante, mentre la maggior parte del denaro finiva nelle tasche del clan. Tra le cantanti in questione vi era anche la compagna di uno degli arrestati, Ida D’Amore. Il boss in questione è Giuseppe Esposito.
Gli arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta che hanno dato corso a un’ordinanza di custodia cautelare nei riguardi di presunti affiliati e fiancheggiatori della fazione Schiavone del clan dei “casalesi” emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo campano al termine di una serie di indagini e accertamenti.
Tra i cantanti “imposti” nelle feste o in tv: oltre alla compagna dell’arrestato Gaetano De Biase, Rita Ferrara inarte
Ida D’amore, ci sono Franco D’Amore, cugino di Rita, Nico Desideri, Ciro Rigione (noto un tempo come Ciro Ricci), Nico D’Ambrosio, Tony Calice, Mauro Landi, Flavio Marino e Giovanna Romano.
Gli arresti costituiscono il risultato di un’articolata indagine, avviata nel gennaio 2009, allo scopo di contrastare le agguerrite compagini che facevano capo, all’epoca, a Nicola Schiavone primogenito di Francesco detto Sandokan attive ad Aversa e in altri comuni del Casertano.
I primi risultati investigativi avevano già consentito all’emissione di un decreto di fermo, eseguito il 7 giugno 2010, nei confronti di dieci appartenenti ai casalesi. Le misure cautelari furono emesse dalla Dda partenopea sia per il pericolo di fuga degli indagati che per la necessità di interrompere l’attività estorsiva nei confronti dei commercianti della zona oltre che per catturare l’ala militare del gruppo che aveva tentato di uccidere due affiliati per dissidi interni al clan.
Le indagini hanno anche evidenziato il ruolo di primo piano rivestito da Silvana Limaldi, vedova di Ettore Falcone, boss di Aversa ucciso a Parete nel 1990 e madre di Pietro. La donna, a cui erano state sequestrate munizioni e una pistola marca Smith&Wesson calibro 9×21 con matricola abrasa, oltre a custodire le armi del clan, offriva agli affiliati supporto logistico consentendo l’utilizzazione della propria abitazione per riunioni, alle quali presenziava e partecipava attivamente anche nel ruolo decisionale.
Nel corso delle indagini sono anche emerse responsabilità circa la cessione di cocaina da parte di Roberto Mallardo, Giuseppe Esposito e Carmen Marino che avrebbero acquistato la droga per poi cederla a Salvatore Laiso o per consumarla con lui. Questa vicenda – scrive il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho – ha evidenziato la facilità di reperimento degli stupefacenti da parte degli indagati potendo contare su persone totalmente assoggettate nel soddisfare ogni sorta di loro volere.
Gli affiliati del clan dei casalesi arrestati imponevano ai commercianti anche l’acquisto di gadget pubblicitari, anche natalizi – come agende, calendari, penne e accendini – con rincari di circa il 150 per cento. In questo modo riuscivano a far confluire nelle casse del clan 150-200mila euro solo nel periodo natalizioA dare impulso alle indagini le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Laiso, Roberto Vargas, Nicola Cangiano, Raffaele Piccolo e Salvatore Caterino. Nel corso delle indagini sono emerse anche responsabilità circa la cessione di cocaina da parte degli arrestat Roberto Mallardo, 54 anni, Giuseppe Esposito, 26 anni e della 24enne Carmen Marino; i tre acquistavano lo stupefacente per poi cederlo a Salvatore Laiso o consumarlo insieme a lui.