A settembre Alessandro Sanguigni sarà un aviere innamorato, nella nuova serie Rai ambientata nell’isola di Ponza Un’Altra Vita, di Cinzia TH Torrini. Lavora all’estero, recita in inglese ed è anche doppiatore. Ma rassicura: “Sono un tipo sedentario”.
Che ruolo interpreti nella fiction Un’Altra Vita?
Sono Giovanni Alberti, un giovane aviere dell’Arenautica Militare in servizio a Ponza. È il miglior amico di Riccardo (Luca Avallone), entrambi interagiremo con Margherita (Ludovica Bizzaglia), una delle figlie del personaggio di Vanessa Incontrada. Lo definirei timido, impacciato e di gran cuore, ma estremamente utile “all’occorrenza”.
Sei nel cast della terza stagione della serie kolossal record d’ascolti I Borgia di Tom Fontana, prossimamente in onda in Italia su Sky. Qual è il tuo ruolo?
Sarò Ermete Bentivoglio, un personaggio storico realmente esistito nel ‘400, era figlio del Duca di Bologna, Giovanni Bentivoglio. Senza svelare troppo, avrò molto a che fare con Cesare Borgia (il protagonista della serie, Mark Ryder) col quale instaurerò un legame profondo. Si tratta della terza e ultima stagione, il gran finale della trilogia, ci saranno parecchi colpi di scena ed è senz’altro la più spettacolare delle tre.
Cosa porti nel cuore di questi due set?
Sul set di Un’Altra Vita ho stretto amicizia con tanti membri della troupe e colleghi, ma soprattutto con Luca Avallone e Ludovica Bizzaglia, oggi amici straordinari, con cui si è creato un enorme affiatamento in scena e non. Ridevamo a tal punto che nei ristoranti si preoccupavano, erano convinti ci stessimo strozzando, abbiamo rotto diversi bicchieri (scusandoci in modo improbabile) e combinato altri guai. Io sono caduto più volte, compreso un giorno in cui, nella pausa pranzo, sono inciampato su un riflettore, librandomi in volo stile deltaplano e piombando a terra con un gran tonfo, davanti allo sguardo inerte di Ludovica. Per non parlare delle papere durante le riprese. Ho bellissimi ricordi estivi di Ponza di quando ci andavo da piccolo con la mia famiglia; d’inverno ha un altro aspetto, ha un po’ il fascino gotico dei romanzi inglesi dell’Ottocento. Non a caso la serie è ispirata a un classico di Charlotte Brontë. Ma il mio soprannome sul set era “Stephanie Forrester”. La prego di non chiedermi il perché. Nel caso de I Borgia, ho realizzato in un colpo solo tre sogni che avevo da tempo: recitare in un kolossal in costume, a cavallo e in inglese. Non avevo mai visto un cavallo in vita mia e in un giorno ho dovuto imparare a trottare, è stata un’esperienza professionale davvero formativa. Abbiamo girato in Italia e nella splendida Praga, che trasuda malinconia e misticismo perfino d’estate, quando è inondata dai turisti. Gran parte delle riprese si svolgevano ai Barrandov Studios, dove sono stati realizzati Le Cronache di Narnia, Casino Royale e dove per I Borgia è stata ricostruita la Roma rinascimentale, mi sentivo un bambino al luna park.
Come è stato lavorare con Maurizio Mattioli?
Spassosissimo. È un genio di improvvisazione. Appena arrivato sul set ricordo che mi ha guardato, mi ha dato due schiaffetti e mi ha detto: “Anvedi che faccia, mi’figlio!”. Ancora sto ridendo.
Quale ruolo al cinema o nelle fiction ti piacerebbe interpretare?
Un pazzo visionario come l’Alessandro Magno di Colin Farrell nel film di Oliver Stone, in fondo il mio nome è dovuto a questo motivo. Anzi, uno Shakespeare, magari in inglese. Tra Romeo & Juliet e I Borgia ho finito per prenderci gusto.