NAPOLI – «A questora dovreste stare a guardare i Pokemon in televisione, non i morti ammazzati per strada». Urla il carabiniere, contro quella folla insolitamente silenziosa di bambini che, zainetto in spalla, escono da scuola. Urla che cadono nel vuoto: la curiosità dei bambini resiste anche a quellinvito («Andate via, tornate a casa») che suona come un ordine perentorio. Sono appena passate le tredici, i colpi dei killer hanno lasciato sul marciapiedi di via Cavalli di Bronzo il cadavere di Vincenzo Cotugno. A trecento metri dalla scena dellagguato cè la scuola De Filippo, che ospita alunni delle medie e bimbi dellasilo. Carabinieri, poliziotti, vigili urbani provano a deviare il flusso in uscita dalle scuole. Ci riescono con i piccoli dellasilo accompagnati dalle mamme. Qualcuno sfugge al controllo e passa a pochi metri dal cadavere coperto dal lenzuolo bianco. Un papà riesce giunto in tempo a mettere una mano sugli occhi del piccolo per risparmiargli la scena. Poi i carabinieri provvedono a delimitare la zona per un raggio più ampio. Passano i minuti e sul posto cominciano a riversarsi i ragazzini delle medie. Più difficile tenerli alla larga. Sono in tanti, si fanno largo tra la folla di curiosi, fanno domande, qualcuno addirittura scatta foto col cellulare finché un poliziotto non lo allontana. Ce nè anche uno che piange: «Fatemi passare, per favore chiede ad un carabiniere in divisa al di là del nastro rosso che delimita la scena del crimine abito in fondo alla strada, mia nonna mi aspetta, si preoccuperà». Niente da fare, il rigido protocollo legato al rituale dei rilievi non ammette deroghe. Finché gli uomini della Scientifica non avranno terminato il loro lavoro, nessuno può passare. E così il piccolo, grosso zaino sulle spalle e lungo righello da disegno tra le mani, è costretto ad un lungo cammino per aggirare lo sbarramento. È lora del rientro a casa, dalla scuola, dal lavoro. Tra la folla una insegnante che ha parcheggiato la sua auto proprio a due passi dal luogo dellagguato. «Devo tornare a casa dai miei figli dice lasciatemi prendere la macchina». Niente da fare, porge le chiavi ad un carabiniere e chiede: «Me la sposti lei ma, per favore, fatemi andare via». Tutto inutile. Intanto la folla aumenta e pure lindignazione per lennesimo omicidio in strada. Indignazione che vince anche lomertà In tanti avvicinano gli investigatori: vogliono raccontare quello che hanno visto, lo scooter, il killer che scende e spara per ammazzare, la fuga verso via Stanziale. Non solo testimoni oculari. In strada anche tanti cittadini che abitano gli eleganti parchi immersi nel verde di questa zona residenziale di San Giorgio a Cremano, lontana dal caos e dal frastuono del centro. In tanti vogliono manifestare tutta la loro rabbia e la paura per la morte che ti può sfiorare allangolo della strada, sotto casa, alluscita da scuola: «Sono sconvolta racconta una studentessa che torna a casa dalla vicina stazione della Circumvesuviana se fossi rientrata in anticipo mi sarei trovata su quel marciapiedi mentre sparavano. Potevo morire».