codice stradale». «Rispetta la vita. Guida con prudenza». Sono alcuni
dei messaggi che si possono leggere su manifesti e cartelloni che stanno
comparendo in Umbria. A farli affiggere è Rezana Duka, una mamma che ha
perso suo figlio Nikola, di appena 21 anni, in un terribile incidente
stradale avvenuto il 14 marzo 2019 sotto la galleria di Forca di Cerro,
nel comune di Spoleto, in provincia di Perugia. Da allora mamma Rezana,
oltre alla battaglia per ottenere giustizia per suo figlio, combatte una
guerra contro gli incidenti stradali.
«Da quel giorno non vivo più, ma sopravvivo perché ho altri due figli
che hanno bisogno di me», spiega Rezana Duka, «il dolore è tanto, ci
divora dentro ogni respiro che facciamo. Mio figlio era un bravo
ragazzo, qui dove viviamo era conosciuto. Ha fatto l’arbitro, ha
lavorato al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Era bravo, educato e con
tanti sogni. Uno era la musica, Nikola sognava di spaccare il mondo, ma
i suoi sogni sono stati spezzati quella sera per colpa di un ubriaco
alla guida».
La sera dell’incidente, Nikola stava rientrando a casa dopo aver visto
una partita con gli amici. Ha pagato con la vita l’imprudenza altrui. La
vicenda giudiziaria sul suo caso è ancora aperta ma nel frattempo, dice
mamma Rezana, «il dolore mi ha portata a pensare agli altri ragazzi e
alle altre mamme. Ho pensato di fare qualcosa per prevenire queste
tragedie. Mi sono chiesta: come fare? Ho capito che l’importante è
parlarne, sensibilizzare. Così ho iniziato a fare volantini, striscioni,
cartelloni pubblicitari con un messaggio chiaro: “Bere è una scelta”,
“Guida con prudenza”, “Rispetta la vita”. In questo percorso di dolore
ho cercato appoggio nelle associazioni, ma solo l’Associazione Familiari
e Vittime della Strada mi è stata accanto ogni volta che ho avuto
bisogno”.
«Rezana Duka è la nostra referente per l’Umbria», dicono Alberto
Pallotti, presidente dell’Associazione Familiari e Vittime ODV, ed Elena
Ronzullo, presidente dell’associazione Mamme Coraggio e Vittime della
Strada, «è una donna straordinaria, che non si è fermata al suo dolore,
ma sta mettendo tutta se stessa in questa battaglia disumana contro gli
incidenti stradali, di cui nessuno parla. Infatti, nonostante che in
Italia si registrino 12 morti al giorno per incidenti, nessuno vuole
parlare di queste tragedie. Eppure, ciascun incidente non è solo un
dramma per le famiglie, ma anche un danno per lo Stato».
«Il silenzio attorno a questi fatti fa sì che, spesso, i responsabili
degli incidenti non vengano puniti. Le famiglie si sentono sole e
abbandonate a se stesse. Per questo è importante il lavoro di noi
associazioni, che non lasciamo mai sole le vittime e i loro familiari»,
spiegano Pallotti e Ronzullo, «è grazie alle nostre battaglie se oggi
abbiamo una legge sull’omicidio stradale, ed è grazie alle nostre
battaglie quotidiane se gli ultimi processi, dove eravamo anche parti
civili, si sono conclusi con condanne non irrisorie. Pensiamo a caso del
povero Ciro Modugno, il quindicenne morto a Casal di Principe: il
responsabile dell’incidente è stato condannato a 7 anni e 4 mesi. A
Verona, invece, nel caso del bus ungherese schiantatosi contro un pilone
dell’autostrada, il responsabile dell’incidente dove sono morti 17
ragazzi è stato condannato a 12 anni».
«Quella per la giustizia è una battaglia ancora lunga, ma non smetteremo
mai di combattere», aggiungono Pallotti e Ronzullo, «Così come non
smetteremo di sensibilizzare la popolazione. In questo, mamma Rezana
Duka sta facendo un lavoro esemplare, per il quale non possiamo che
ringraziarla. Tutti gli umbri e gli italiani dovrebbero ringraziarla».
«Ho smosso mare e monti per avere voce e urlare il mio dolore», dice
Rezana Duka, «voglio ringraziare i giornalisti che si sono incuriositi
vedendo i miei cartelli e hanno voluto sapere chi c’era dietro questa
campagna di sensibilizzazione. Sono stata invitata in una trasmissione
umbra, hanno organizzato una puntata sulla sicurezza stradale dove si è
parlato della tragedia di mio figlio, del processo che avrà inizio il 16
giugno e ho parlato del lavoro che stiamo facendo sul territorio insieme
all’Associazione Familiari e Vittime della Strada. Ho detto che non
vogliamo più sentire di nuove tragedie e vedere altre mamme soffrire.
Continuerò a dare voce a mio figlio, a dare un messaggio a tutti di non
distrarsi mentre si guida, non bere, non drogarsi, non usare il
telefono. Alla guida bisogna usare sempre la testa. Vogliamo che i
nostri ragazzi che sono morti per incoscienza di persone irresponsabili,
possono essere un monito per una guida sicura».
—
A.U.F.V. e A.I.F.V.S. ODV
Con Delega responsabile alla stampa e Vice Presidente e responsabile di
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Biagio Ciaramella
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