LAURO – Un altro caso di sospetta tubercolosi in Irpinia. Dopo quello di Solofra, arriva stavolta dal Vallo di Lauro, dove sarà per paura ma anche e soprattutto per solidarietà gran parte di un quartiere si è mobilitato per assistere una donna di origini romene con due bambini piccoli.
Tutto è iniziato un mese fa, quando la donna, dopo aver messo alla luce il suo secondogenito ha iniziato ad accusare nuovamente i sintomi simili ad una precedente infezione già contratta nella precedente gravidanza, quando gli era stata diagnosticata e accertata una vera e propria tubercolosi. Quella di tipo polmonare, che tra laltro è anche tra le più infettive. Così, quando il suo medico di famiglia, conoscendone lanamnesi ha deciso di approfondire anche la possibilità che si fosse presentato il riacutizzarsi della malattia la donna non ha subito voluto avviare tutti gli accertamenti del caso, temendo di doversi sottrarre alle attenzioni dei propri bambini.
A convincerla alcuni vicini, che si sono anche occupati di accompagnarla in qualche occasione sia allAsl di Lauro, dove il responsabile ha comunicato che tutta la procedura era stata inviata al Distretto di Baiano, ha ritenuto che tutta la procedura sia stata regolare e trasmessa a Baiano che avrebbe poi dovuto intraprendere le necessarie iniziative. Ma la vicenda non è finita qui. Anche perchè, almeno stando a quanto raccontato dai vicini che si sono mobilitati, da Baiano non ci sono state ancora comunicazioni. Anche per questo motivo oggi si chiedono quali debbano essere le iniziative da assumere sulla vicenda. Se esiste un rischio di contagio e quale dovrebbe essere la profilassi. La solidarietà però, considerato che la donna non ha possibilità di muoversi e di comprendere bene cosa fare, ha vinto sulla paura.
Così alcune vicine si sono interessate non solo di accompagnarla in ospedale, dove comunque è stata dirottata al Monaldi, ma anche di farsi portavoce presso il Commissario prefettizio di Lauro, la dottoressa Silvana DAgostino di un sos per dare assistenza e trasporto alla donna. Cosa che è avvenuta, ma non nelle forme probabilmente più idonee. La signora infatti, dopo un mese è riuscita a raggiungere il Monaldi, che possiede dei reparti specializzati, accompagnata dagli agenti della Polizia Municipale. e non in ambulanza (perchè secondo il racconto delle vicine si troverebbe in assistenza ndr). Proprio nella struttura ospedaliera napoletana cè stata lennesima beffa. Perchè la donna non è stata ricoverata. Anzi, gli sono stati chiesti degli ulteriori esami specialistici. Una brutta storia.
Dove cè tutta la solidarietà della gente ad una famiglia di cittadini stranieri, ma anche una vera e propria altalena di riciveri, burocrazia e problematiche collegate alla questione. Quelle per cui i vicini e i residenti si chiedono ora chi debba intervenire, anche perchè la paura è sempre quella di un eventuale contagio