“Toto’ Riina mi disse che l’esplosivo usato per le stragi di Capaci e di via D’Amelio proveniva dai ‘picciotti’ di Brancaccio e che era stato ricavato dai residuati bellici. Me lo consegno’ personalmente Salvatore Biondino, io non ho mai visto Giuseppe Graviano portarmi il tritolo”. Lo ha riferito, correggendo precedenti dichiarazioni, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, sentito dalla Corte d’Assise di Caltanissetta nel secondo processo per la strage di Capaci costata la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie e a tre uomini della scorta.
Parte di quell’esplosivo, ha riferito Brusca, era gia’ stato usato nell’83 per uccidere il giudice Rocco Chinnici e sarebbe servito anche per attentare alla vita di Pietro Grasso, allora procuratore di Palermo, anche se poi il piano non ebbe seguito. “Decidemmo di preparare l’attentato a Giovanni Falcone a Capaci, in autostrada perche’ farlo a Palermo avrebbe potuto comportare il rischio di uccidere vittime innocenti”.
Inizialmente in alternativa al cavalcavia pedonale sull’autostrada si penso’ di fare l’attentato mettendo l’esplosivo in alcuni cassonetti della spazzatura nei pressi dell’abitazione del magistrato”.Cronaca radio piazza news