Nel tentativo da parte degli artificieri di disinnescare un ordigno sganciato da un F-16 israeliano su Beit Lahya, a nord di Gaza, e rimasto sul terreno, è morto un videoreporter italiano, Simone Camilli, 35 anni, romano. Lo ha confermato la Farnesina. Nell’esplosione sono decedute anche altre sei persone, tra cui un giornalista di Gaza. Un superstite racconta: “C’era un sorta di trappola nella bomba”. Alle operazione di disinnesco stavano assistendo tre esperti giornalisti, conosciuti a Gaza.
Nato a Roma il 28 marzo del 1979, Camilli lavorava per diverse agenzie internazionali, tra cui l’Associated Press. Aveva coperto alcuni dei maggiori eventi dal Medio Oriente alla Turchia ai Balcani fino al disastro della Costa Concordia. “Simone viveva da lungo tempo in quella zona ma in passato ha seguito anche altri conflitti in zone difficili del mondo, autore di numerosi reportage. E’ sempre stato in prima linea”. Lo raccontano alcuni parenti di Camilli.
Camilli conosceva bene Gaza, città a cui aveva dedicato un documentario, “About Gaza”, nel quale raccontava la storia della Striscia e narrava, attraverso le immagini, la difficile vita quotidiana dei palestinesi, i loro usi e i loro costumi. Poi tanti altri reportage: dall’operazione dell’esercito israeliano “Colonna di nuvola”, nel dicembre 2012, allo scambio di prigionieri per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, nel 2011; dall’arresto dell’ex comandante serbo-bosniaco Radko Mladic del maggio 2011 fino al conflitto in Georgia del 2008. Il videoreporter romano era presente anche durante gli scontri tra l’esercito turco e i militanti del Pkk, nel novembre 2007, fino al Libano, tra luglio e agosto 2006.