Era una delle più brillanti menti matematiche del XX secolo, ma da oltre vent’anni viveva isolato in un villaggio dei pirenei francesi, nel segreto e nel silenzio. E’ morto questa mattina a 86 anni Alexandre Grothendieck, il ‘matematico eremita’, genio della geometria algebrica appassionato dei legami tra filosofia e numeri, che abbandonò la comunità scientifica e la vita pubblica in polemica con le sue istituzioni.

Nato nel marzo del 1928 a Berlino da una famiglia di ebrei russi, madre giornalista e padre fotografo e militante anarchico, Grothendieck arrivò in Francia alla fine della degli anni Trenta, in fuga dal regime nazista. Internato durante l’occupazione tedesca, alla fine della guerra riuscì a diplomarsi ed entrare all’Università di Montpellier. Qui, alcuni anni dopo, realizzò il primo exploit della sua carriera, risolvendo in pochi mesi i 14 problemi che due dei suoi docenti, i grandi matematici Laurent Schartz e Jean Dieudonné, gli avevano assegnato come ricerca di tesi da svolgere in almeno un paio di anni accademici.

Negli anni successivi insegnò in Brasile e poi negli Stati Uniti, per poi rientrare in Francia, accompagnato da una reputazione di mente geniale anche se atipica, ed entrare a far parte dell’Istituto degli alti studi scientifici (Ihss), centro di ricerca privato fondato pochi anni prima da un ricco industriale. Qui, Grothendieck si concentrò sulla geometria algebrica, realizzando studi e organizzando conferenze che, secondo il parere unanime degli esperti, rivoluzionarono il campo di studi, trasformandolo in una celebrità.

Negli anni Settanta, però, arriva la rottura. Pacifista convinto e militante ecologista radicale , il matematico rifiuta di continuare a lavorare per l’Ihss quando scopre che è in parte finanziato dal ministero della Difesa. Nei primi anni Ottanta lavora ancora prima all’Università di Montpellier e poi al Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs), ma la sua insofferenza per le istituzioni e i metodi della comunità scientifica è ormai evidente. Così, nel 1990 Grothendieck decide di ritirarsi dalla vita pubblica e si rifugia sui Pirenei, nel villaggio di Lasserre, un agglomerato di poche case che ospita meno di 200 abitanti. Qui, nel silenzio e nell’isolamento più totale, continua le sue riflessioni sulla matematica, la geometria e il loro valore filosofico. Di lui resta una fama di mente geniale, in perenne ricerca dell’assoluto, e un’eredità che nel campo della matematica è giudicata inestimabile. Ma anche un “tesoro scientifico” nascosto, su cui da decenni circolano storie fantasiose: migliaia di pagine di appunti e calcoli, raccolte in cinque scatoloni, che affidò agli archivi dell’Università di Montpellier intimando che non fossero mai resi pubblici.

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