Napoli- Teatro Augusteo – In scena “Un’ora di tranquillità “di Florian Zeller. Consenso di pubblico per la proposizione scenica; Massimo Ghini è il protagonista principale. All’inizio dello spettacolo un filmato introduttivo ha fatto da introduzione. La scena rappresenta una dimora alquanto avveniristica; sembra un’ abitazione futuristica, quasi una navicella spaziale: su di un lato una testa di bue di cartapesta o materiale simile fa da ornamento alla parete, al centro una grande finestra a forma di ovale dove domina incontrastato il suggestivo panorama di Parigi con tanto di Torre Eiffel dominante. Una commedia attuale, a giudicare quello che è il dispositivo ordinario, di una vita stressante e monotona con tanto di imprevisto; brillante, divertente grazie al meccanismo dell’esposizione recitativa tra dinamiche battute esilaranti. Il personaggio principale è un uomo che cerca disperatamente un momento di solitudine e serenità; una cosa legittima per chiunque; ne avrebbe pieno diritto ma sembra che questa regola non valga per lo sfortunato protagonista. Non ha eccesive pretese se non quella semplice e lineare di dedicarsi all’ascolto di un vecchio disco, di quelli che si usavano una volta, che è riuscito a reperire e acquistare su di una bancarella di cose antiche lungo la Senna. Il disco è un pezzo rarissimo non reperibile da nessuna parte nemmeno con accorata ricerca Internet o in un negozio di vendita di materiale musicale o altro. La gioia del protagonista, appassionato collezionista di queste rarità, fa da ingresso alla narrazione scenica. Non vede l’ora di ascoltarlo; una legittima aspirazione se non accadessero degli eventi che sembrano fatti apposta ad arte, come una forza negativa si fosse coalizzata per mandare a monte una piccolezza non eccessiva: ascoltare un poco di musica in pace! Tutta una serie di eventi e personaggi lo interrompono: la prima è la moglie che gli deve parlare del loro rapporto, il vicino di casa, d’origine polacca, che seppur educatamente e in modo invasivo polemizza per i disastri a causa dei lavori nel bagno e che si ripercuotono anche nella sua abitazione al piano di sotto; perdite d’acqua e altro. Un incerto idraulico anch’egli polacco, che per la precisione e volendo esser precisi è portoghese; è al lavoro con rumori assordanti quale quello prodotto da un attrezzo come un trapano. Non è finita qui; l’elenco delle sciagure riserva ancora sorprese: le ragioni della moglie che proprio allora deve confessare vecchissime mancanze, un telefono che squilla in continuazione; ora è la mamma del protagonista, ora è la sua amante. Un figlio, di carattere fin troppo moderno come la musica che afferma di suonare con un gruppo musicale: il suo modo di vestire caratteristico e il suo nome di parlare, ragionare, spesso sbadato che irrompe sulla scena inconsapevole di rendere impossibile al povero protagonista di usufruire solo di un poco di tranquillità. In questo modo si gettano le basi per ripercorrere vecchie questioni: in breve verranno alla luce vecchi amori, tradimenti di più di un ventennio prima, bugie per dissimulare il tutto! La questione era sempre sotto perfetto controllo ma ora sembra che i nodi vengono al pettine e proprio in quell’istante temporale! Ecco che si scoprono i relativi amanti; quello che non s’aspettava, il protagonista è che il responsabile sia il suo miglior amico e che suo figlio in realtà non è suo figlio! Il tempo della pace è praticamente un miraggio ormai completamente irraggiungibile! Dopo un tempo di caos ora, finalmente, forse è il momento di ascoltare il disco su di un giradischi posto al centro della scena: nemmeno ora la cosa riesce; uno degli aiutanti idraulico casualmente nell’andare via cade sul dispositivo di ascolto musica sfasciandolo! Non c’è che dire quando non è giornata non è proprio giornata! Un cast teatrale è così composto: Massimo Ghini che, ha curato anche la regia, lo ricordiamo nuovamente, è il protagonista di “Un’ora di tranquillità “di Florian Zeller; meritano citazione gli altri attori: Claudio Bigagli, Massimo Ciavarro, Alessandro Giuggioli, Galatea Ranzi, Luca Scapparone e infine Marta Zoffoli. L’autore, è il caso di ricordare, Florian Zeller è un giovane francese romanziere, drammaturgo. Il suo lavoro è stato tradotto in molte lingue. Ha vinto il prestigioso Prix Interallié nel 2004 per il suo romanzo “Il fascino del male” e diversi premi Moliere. A parere del “The Guardian”, noto quotidiano britannico, è definito “il più emozionante scrittore nuovo di teatro del nostro tempo”.
Antonio Romano