In una seduta molto tesa maggioranza e opposizione arrivano ai ferri corti. Un Consiglio chiesto dagli otto consiglieri di minoranza per chiedere al sindaco una risoluzione drastica del contratto GORI dopo che la stessa sta inviando ai contribuenti cartelle pregresse anni 2002-2009, con salatissime cifre da pagare. All’apice di tutto ciò vi sarebbero i debiti a 6 zero che il consorzio tenda di saldare a spese dei cittadini. L’opposizione nella risoluzione chiedeva lo stop al contratto GORI, le dimissioni del commissario Carlo Sarro e il ritorno alla gestione diretta del servizio. Proposta respinta con 13 voti contro gli 8 della minoranza. Così si consuma lo strappo istituzionale. Il sindaco si appella alle leggi vigenti, che a suo giudizio, non permette ai comuni di rescindere i contratti con la GORI. L’opposizione rimprovera al Primo Cittadino di aver firmato la delibera, unitamente ad altri sindaci, per il riconoscimento dei debiti contratti dalla GORI. Debiti che si aggirano sui 153 milioni di euro. Debiti che si era impegnata a saldare la Regione Campania. Ma l’Ente di Palazzo Santa Lucia non è più intenzionata a riconoscere. Ora la GORI rischia il fallimento se i comuni dell’ATO 3 non intervengono. Si tratta di più di 70 municipi chiamati a decidere come e se sborsare queste cifre. La delibera venne votata da quasi tutti i sindaci, tranne Xasamarciano e Roccarainola. Alcuni di questi delegarono altri colleghi. Arrabbiati i tanti cittadini e i comitati per l’Acqua pubblica che rammentano il responso referendario in cui gli italiano hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua.
Consiglio che finisce con una nota di colore. Si doveva discutere del secondo punto all’ordine del giorno in materia urbanistica. Alcuni consiglieri di maggioranza scappano in bagno. Arturo Cutolo per la minoranza chiede la verifica del numero legale. Il presidente Barone tentenna e il segretario generale fa altrettanto. Cutolo minaccia di scrivere al Prefetto Musolino, accusando il segretario di far politica senza applicare il regolamento. Alla fine i consiglieri rimangono in bagno e il numero legale non c’e e la seduta è sciolta.


Nicola Valeri

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