Nola  – Secondo cartellone gestito dal Teatro Pubblico Campano, è andato in scena uno spettacolo con Gino Rivieccio scritto dallo stesso Rivieccio e Gustavo Verde. Notevole consenso di pubblico. Sul palcoscenico Nolano anche Fiorenza  Calogero, al pianoforte Antonello  Cascone. Uno spettacolo per la Regia di Giancarlo Drillo. Si legge in una nota di presentazione: “Gino Rivieccio, in questo personalissimo recital, ripercorre la sua storia umana ed artistica attraverso quel  legame viscerale e particolare con Napoli. Un abbraccio che dalla città arriva alle isole e alle solfatare del sorriso, rendendo unica e preziosa la celebrazione ma anche spesso la denuncia. Un’ironia ed una riflessione che si danno la mano, lasciando spazio qualche volta alla poesia, in un succedersi dialettico ed incalzante, come solo Rivieccio sa fare con quel tono caldo e sferzante cui il comico partenopeo ci ha ormai abituati. Il tutto elogiando la grande pazienza dei napoletani, destinati sempre ad aspettare qualcosa o qualcuno per migliorare la propria condizione. Un piacevole viaggio tra monologhi, personaggi, tradizioni, aneddoti e canzoni magistralmente interpretate da una delle più belle voci del panorama musicale partenopeo: Fiorenza Calogero, diretta al piano dal grande maestro Antonello Cascone, arrangiatore di Andrea Bocelli. Alla fine il messaggio apparirà chiaro: provare a cambiare una realtà che offusca lo splendore di una delle città e delle regioni più belle del mondo”. Sul palcoscenico musiche e canzoni, osservazioni, riflessioni, un guardarsi allo specchio della propria città,  una riflessione su una storia millenaria come quella di Napoli con pregi e difetti, ma anche le più importanti imitazioni,  i più importanti personaggi interpretati da Gino Rivieccio: un esempio che vale per tutti, il ruolo del cameriere. Gino Rivieccio ha ricordato nel corso del suo spettacolo anche i suoi esordi al teatro Sannazaro con la citazione di grossi nomi del panorama teatrale come Luisa Conte e Nino Taranto. Una scenografia essenziale fatta di raggi di luci che s’intrecciano e  cambiano colore a seconda del momento scenico; poi ancora un leggio e una sedia di stile moderno, lo spazio per il pianoforte. Fa bella figura di se  un grande corno portafortuna di grandi dimensioni appeso in scena mediante un filo resistente; la cosa curiosa, nella parte sovrastante di detto portafortuna  vi era  una testa, busto di San Gennaro posizionata  sulla sommità! Il significato simbolico è più che evidente, specchio di una realtà evidente; come per dire un oggetto scaramantico.

Antonio Romano

 

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