Il Quirinale rimane in attesa, pronto ad aspettare anche fino ad oggi lunedì 21 maggio una risposta definitiva di Lega e Movimento 5 stelle. Nel frattempo al Colle si toglie la polvere al faldone segretissimo che contiene i nomi di un governo di garanzia del presidente. Che ormai si può più realisticamente definire “elettorale”. Il barometro della trattativa volge infatti a tempesta. Sergio Mattarella ha parlato chiaro e non sarà certamente Paolo Gentiloni a portare eventualmente il Paese a nuove elezioni. Che sono escluse per luglio. Il progetto presidenziale per l’emergenza è invariato: un esecutivo che possa permettere di approvare la Legge di Bilancio 2019, quindi scioglimento a fine dicembre e elezioni all’inzio dell’anno prossimo. Se non ottenesse la fiducia del Parlamento – e così sembra dalle dichiarazioni di Lega e M5s – questo stesso governo gestirebbe la corsa al voto a fine settembre o inizio ottobre.
NON SI SCIOGLIE IL NODO PREMIER. Ma non dimentica che esistono dei Trattati firmati e che per cambiarli occorre diplomazia, pazienza e autorevolezza. Ecco perchè inevitabilmente non basterà l’accordo sul solo programma di governo al quale stanno lavorando gli sherpa di Lega e Cinque stelle. Nessuno ne vuole parlare in questa fase ma la scelta del premier rimane pre-condizione di tutto. Salvini e Di Maio lo sanno e si scontrano in primis su quest’ostacolo. Mattarella non ha nascosto un certo stupore dopo le ultime consultazioni quando, di fatto, Salvini e Di Maio non sono stati in grado di esprimergli un nome autorevole di un premier condiviso. Quando solo la sera prima avevano detto «urbi et orbi» che avrebbero riferito a Mattarella «su tutto».
RESTA IL NOME DI CONTE. Certo, c’era un accordo – rivelatosi fragile come vetro – sui nomi dell’economista Giulio Sapelli e del professore Giuseppe Conte. Ma Sapelli si è praticamente auto-bruciato con una serie di dichiarazioni inopportune nella tempistica e poi anche nel merito, attaccando frontalmente Mattarella. Polemica spenta sul nascere dal Quirinale: «Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha posto alcun veto o diniego sul professor Sapelli per la semplice circostanza che nessuno, né prima né durante le consultazioni, gli ha mai proposto, direttamente o indirettamente, il suo nome». Resta sospeso, per ora sul nulla, il nome di Conte. L’unico effettivamente arrivato alle orecchie del presidente, sussurrato da Luigi Di Maio.
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