Il posto fisso a sessant’anni, quando per molti, una volta, suonava il tempo della pensione. «Per fortuna la salute ancora ci aiuta, siamo giovani dentro, e anche fuori. Ce la facciamo». La prende con filosofia, Filomena Scotto Di Carlo, di Bacoli, insegnante della primaria che, dopo decenni di supplenze e incarichi annuali, dopo aver fatto tutta, fino all’ultima stazione, la via Crucis del precario; dopo aver girato, come un pellegrino, una scuola all’anno, può finalmente fermarsi. Una classe tutta per sé. Un solo istituto, e per sempre. Con il nuovo anno scolastico, infatti, è 43esima, con 227 punti, nella Graduatoria provinciale di Roma, pubblicata dall’Ufficio della capitale pochi giorni fa. Significa che finisce la precarietà. Finisce il tempo delle supplenze. Arriva il tanto sospirato ruolo, la “cattedra”, inseguito come l’acqua nel deserto, di aula in aula, di anno in anno, raggiunto, però, come per una insopportabile beffa, a sessant’anni, alle soglie della pensione.
«E per averlo – dice, con un’amarezza mitigata dall’ironia – sono dovuta andare in pellegrinaggio a Roma. A Napoli, nemmeno per sogno. Con il mio punteggio mi sarei collocata più o meno al 250esimo posto. Non sarei entrata mai. Al massimo, altri incarichi sostitutivi, altre supplenze. Così, a giugno scorso, quando bisognava presentare la domanda, ho deciso. All’ultimo momento, erano le undici, stavo chiudendo la busta e un attimo prima di consegnare ho scritto Roma, invece di Napoli. Come per un impulso. Non l’ho detto a nessuno. Ho trovato il coraggio solo qualche giorno dopo. Volevo provare l’emozione di diventare di ruolo, anche al costo amaro di andare via».
Come lei hanno fatto in tanti, dal Sud. La graduatoria scolastica provinciale di Roma, per esempio, presenta nei primi cinquanta posti, ben 48 campani. Trentatrè solo di Napoli. I napoletani salgono a 68 se si considerano i primi cento in graduatoria. Punteggi che in Campania avrebbero collocato tutti a metà classifica. Per trovare un romano bisogna scendere all’ottantesimo posto. Lasciare Napoli, per un precario della scuola, sembra l’unica strada.

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