QUINDICIMario Fabbrocino fu il mandante della strage di Scisciano. Questa la conclusione del Gup del Tribunale di Napoli Foschini che ieri mattina ha inflitto a o gravunaro, capo storico della Nf nel vesuviano e nemico di Cutolo, la condanna al carcere a vita.
Ergastolo per il triplice omicidio di Eugenio Graziano, ex sindaco di Quindici e capo della cosca tra la fine degli anni 80 e il 90, suo cugino Vincenzo, fratello del collaboratore di giustizia Felice e Gaetano Santaniello, autista e guardiaspalle del boss. Così come invocato nella requisitoria dal pm della Dda di Napoli Gianfranco Scarfò.
Il processo si è celebrato, come chiesto dallo stesso boss vesuviano, che a settembre dello scorso anno si era visto notificare, dopo un lungo braccio di ferro legato all’estradizione, cinque misure di custodia cautelare da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. A distanza di ventuno anni dal triplice omicidio che segnò una fase di non ritorno nella faida tra i Cava e i Graziano, arriva la prima sentenza di condanna. Per la stessa accusa, nel gennaio del 2000 era stato prosciolto dal Gup del Tribunale di Napoli il boss Biagio Cava, accusato come Mario Fabbrocino di essere stato mandante ed autore della strage di Contrada Spartimento. Le accuse principali erano quelle dell’ex capo della Nuova Famiglia Carmine Alfieri, che aveva raccontato al pm della Dda Giovanni Russo nel 1994 come sapesse che a volere la strage fu proprio Mario Fabbrocino. Alfieri, che si nascondeva a poca distanza dal luogo dove fu effettuata lazione di sangue, ovvero unofficina di Contrada Spartimento, raccontò ai magistrati antimafia di aver convocato Mario Fabbrocino presso il suo rifugio.
Appuntamento a cui o gravunaro non si sarebbe presentato, facendo pervenire al boss un messaggio, quello di aver voluto regolare solo un vecchio conto con i Graziano. Secondo lo stesso Alfieri, ma anche Pasquale Galasso e Fiore D’Avino, componenti della cupola della Nf, il vecchio conto in sospeso si riferiva al placet concesso da Pasquale Raffaele Graziano, capo storico del clan quindicese all’omicidio di Francesco Fabbrocino, fratello di Mario. Oltre ad un altro dato.
Il presunto autore del fatto, Domenico Radunanza, fu catturato da latitante presso la villa di uno dei boss dei Graziano. Alle dichiarazioni dei collaboratori storici, si erano aggiunte recentemente anche quelle del pentito Antonio Scibelli.
Nellavviso di conclusione delle indagini preliminari notificato al boss, spuntano anche nuovi elementi. Gli stessi che hanno portato lAntimafia (lufficio del pm Francesco Soviero ndr) a chiedere ed ottenere anche lapertura di nuove indagini su Biagio Cava. Si tratta delle dichiarazioni rese alla Dda dal collaboratore di giustizia Antonio Scibelli, DonnAntonio di Mafaldella, che ha raccontato ai magistrati di aver appreso proprio dal cugino e da tale Domenico Cesarano, che a Scisciano, a compiere il triplice omicidio fu proprio il cinquantacinquenne Biagio Cava, che è in attesa delle conclusioni delle nuove indagini affidate alla Squadra Mobile di Avellino. Insieme a quelle di Scibelli, cugino del presunto capoclan della famiglia quindicese, cè anche qualche dichiarazione del collaboratore di giustizia Felice Graziano, Felicione, che nella strage di Scisciano aveva perso suo fratello Vincenzo. Dichiarazioni che servono solo a descrivere il clima di odio esistente tra la famiglia quindicese e lorganizzazione camorristica di o gravunaro.
Accuse, quelle dei collaboratori, che passeranno ora al vaglio del Gup del Tribunale di Napoli Miranda. Valutazioni che potrebbero condizionare anche le indagini su Biagio Cava. Infatti l’Antimafia potrebbe utilizzare questa sentenza per eventuali richieste di misura cautelare. Il legale di Fabbrocino, il penalista Luigi De Vit

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