– Il quartiere della Tuscolana, ma piu’ in generale, il quadrante sud-est della Capitale era nelle loro mani: un gruppo di criminali romani ed altri esponenti della malavita campana avevano deciso di mettersi insieme per controllare il traffico della droga, ricorrendo, se necessario, alla violenza e all’intimidazione. Il gruppo, smascherato dai carabinieri del nucleo operativo di Roma assieme alla Dda, faceva affari con altre associazioni di tipo mafioso a Roma, in Campania e in Calabria ed era capeggiato da Domenico Pagnozzi, detto ‘mimi’ ‘o professore’, condannato all’ergastolo per l’omicidio nel 2001 di Giuseppe Carlino, presunto capo della Marranella ucciso a Torvajanica per ordine del boss Michele Senese che voleva vendicare la morte di suo fratello Gennaro, vittima di un agguato nel 1997. Sessantuno persone sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare su provvedimento del gip Tiziana Coccoluto che, a seconda delle singole posizioni, ha contestato i reati di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, di estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, illecita detenzione di armi, illecita concorrenza con violenza e minacce, commessi con l’aggravante delle modalita’ mafiose. Pagnozzi era detenuto in regime di 41 bis ma, stando agli investigatori, il suo clan continuava a estendere la propria influenza in diverse province italiane, oltre che nella zona sud-est della capitale. Beni per 10 milioni di euro, tra immobili, rapporti finanziari, auto, societa’ ed esercizi commerciali, riconducibili al gruppo sono stati sequestrati. Il gip, nella sua ordinanza, sottolinea come “la visione dinamica delle attivita’ e delle relazioni instaurate dagli indagati abbia aperto uno spiraglio su uno scenario criminale in netta espansione e ancora poco conosciuto negli assetti della Capitale, fino a poco tempo fa ritenuta estranea al fenomeno associativo mafioso in virtu’ della sua caratteristica ampiezza e stratificazione ambientale, che la poneva in una sorta di ‘immunita” rispetto al virus mafioso”.

  Parlando del gruppo camorristico sgominato dai Carabinieri e del sodalizio capeggiato dall’ex Nar, Massimo Carminati, uno dei leader dell’inchiesta denominata ‘Mafia Capitale’, il procuratore aggiunto Michele Prestipino ha detto: “Non c’e’ un tavolo di regia ma dalle intercettazioni si capisce che c’e’ contezza dell’altro e ognuno sa dell’esistenza dell’altro gruppo”.CRONACA RADIO PIAZZA NEWS

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