Saviano – Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un giorno per la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta nel 1945 ad opera delle truppe sovietiche. Il Giorno della Memoria  si è celebrato anche a Saviano in una sala di accesso alla chiesa della parrocchia di San Michele Arcangelo. Per l’occasione è stata invitata la prof. ssa Chiara D’Alessio dell’Università di Salerno, studiosa della vita di Edith Stein. Presenza notevole del pubblico che ha apprezzato l’iniziativa e quanto emerso dal dibattito –  convegno. L’Italia ha formalmente istituito la giornata commemorativa, essa ricorda le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali. Prima dell’inizio vero e proprio della serata di riflessione , è intervenuto il Sindaco di Saviano, Carmine Sommese per un saluto ai convenuti e per introdurre l’ argomento che ancor oggi non manca di essere fonte di discussione. Memoria per non dimenticare, per far sì che eventi del genere non abbiano a ripetersi. La serata è stata presentata da Vincenzo di Giorgio, presidente  Azione Cattolica parrocchiale. Un filmato è stato proiettato per presentare “Il Carmelo di Echt” una canzone cantata da Franco Battiato dedicato al tema trattato. È stato ricordato anche “La settima stanza”  un film drammatico del 1995 diretto da Márta Mészáros dedicato proprio ad Edith Stein. Il titolo del film lo spiega lo stesso personaggio principale: il percorso ideale dell’anima è composto da sette dimore o sette stanze.  Chiara D’Alessio dell’Università di Salerno, nel corso del suo intervento ha parlato, ovviamente, di Edith Stein; un personaggio più famoso che conosciuto, un grande esempio di figura femminile. Attraverso un filmato proiettato in sala si è presentata la vita di  Edith Stein. Il suo nome da religiosa fu Teresa Benedetta della Croce; era nata a Breslavia, all’epoca città tedesca, nel 1891 e morì ad Auschwitz, nel 1942. È stata una religiosa e filosofa  dell’Ordine delle Carmelitane Scalze. Di origine ebraica, si convertì al cattolicesimo dopo un periodo di ateismo. In seguito venne arrestata nei Paesi Bassi dai nazisti e rinchiusa nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau dove, insieme alla sorella Rosa  trovò il martirio. Nel 1998 papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata santa e l’anno successivo l’ha dichiarata compatrona d’Europa. Della sua vita ricordiamo che fra i 15 anni prese la ferma decisione di non frequentare più la scuola preferendo trasferirsi ad Amburgo. E fu qui  dove rimase per circa un anno, trascorso principalmente nell’assidua lettura di libri di letteratura nonché di filosofia. Lo studio di quest’ultima l’avrebbe condotta ad un manifestato ateismo. Ricredutasi riguardo al proprio percorso scolastico, decise di intraprendere un esame da privatista. Proseguì quindi gli studi presso l’università di Breslavia, spesso a lezione era l’ unica ragazza. I professori notarono ben presto le sue straordinarie doti intellettuali; nonostante ciò l’ambiente le risultò inadatto. Attratta dalle teorie di Edmund Husserl, decise di intraprendere il percorso di studi presso l’università di Gottinga dove insegnava il celebre fenomenologista. Qui conobbe e fu stimata da alcuni fra i più famosi filosofi, dallo stesso Husserl, il quale le suggerì di fare con lui la tesi di laurea su di una tema quale  l’empatia. Il 30 luglio 1914 le lezioni furono sospese a causa di quella che sarebbe presto divenuta la prima guerra mondiale ed Edith, tornata a Breslavia, chiese d’essere assunta come infermiera volontaria. Fiaccata però da una terribile influenza, riveduti i propri appunti universitari, poté sostenere l’ultimo esame in presenza di Husserl nel gennaio 1915. Tornata nuovamente al volontariato, raggiunse nell’aprile del 1915  una zona dei Carpazi dove la guerra inferiva con veemenza. In patria riprese i contatti con Husserl e cominciò a guadagnarsi da vivere facendo la supplente di lingue classiche, pur continuando la sua tesi di dottorato. Aveva solo venticinque anni quando si trasferì a Friburgo per porsi al servizio del fenomenologista. Quale sua fedele interprete ella preparò per la stampa “La coscienza del tempo” raccogliendo e rendendo leggibili gli appunti del maestro. Ma il suo vero sogno era quello di realizzare una propria opera. L’impegno di Edith quale assistente di  Husserl, non le fu più sostenibile. Fu così che si allontanò quello che definiva il suo maestro, per dedicarsi alla propria carriera lavorativa e filosofica.  Teoricamente il suo pensiero era, in sintesi : Per accorgersi dell’errore è necessaria l’apertura empatica all’altro; attraverso un più profondo atto di empatia è possibile comprendere qualcosa che prima era sfuggito a causa delle attese o dei preconcetti. Il concetto profondo era che l’oggetto del vissuto.  È lo stato d’animo dell’altro con il quale ci si immedesima, accogliendolo quindi dentro di sé, l’oggettivazione comprensiva del vissuto espresso. Della sua vita vi è anche un lato politico-sociale nel Partito Democratico Tedesco a favore del diritto di voto delle donne. Avvenne, in seguito, un apparente semplice episodio che, letteralmente, cambiò la sua vita: rimase sconvolta da una donna che con la spesa era entrata in una chiesa per pregare; questo avvenimento segnò l’inizio del suo cammino di avvicinamento alla fede.  Un  Dio che lo si può pregare in qualsiasi momento,  un rapporto personale!  Il momento decisivo fu comunque  dopo aver letto l’autobiografia della  santa Teresa d’Avila. Battezzata, a causa delle persecuzioni dei nazisti, fu costretta a rinunciare al suo posto di assistente. Durante questo periodo, già indirizzata alla vita di clausura, si accostò alla filosofia tomistica, tradusse il “De veritate “ di san Tommaso d’Aquino in tedesco. La sua vita fu scandita da preghiera, insegnamento. Il resto è storia nota, l’avvento di Hitler al cancellierato: Edith Stein scrisse a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di stato, futuro papa Pio XII, di non tacere e di denunciare le persecuzioni contro gli ebrei. Successivamente, Edith Stein entrò nel  monastero carmelitano a Colonia  e prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Lì scrisse il suo libro metafisico  “Essere finito ed Essere eterno”. Per proteggerla dalla minaccia nazista, il suo ordine la trasferì al convento carmelitano di Echt. Lì scrisse  “La scienza della croce. Studio su Giovanni della Croce“. Qui la conferenza dei vescovi olandesi nel 1942 fece leggere in tutte le chiese un proclama contro il razzismo nazista. La  risposta di Adolf Hitler non si fece attendere; ordinò l’arresto degli ebrei convertiti. Edith e sua sorella, furono catturate e internate nel campo di transito  prima di essere trasportate ad  Auschwitz, dove posero fine alla loro vita terrena nelle camere a gas. Era  il 9 agosto1942. Con la sua beatificazione nel Duomo di Colonia da parte di papa Giovanni Paolo II, il 1º maggio del 1987, la Chiesa cattolica volle onorarne l’esempio. Lo stesso pontefice ebbe a dire:  “una figlia d’Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea”. Edith Stein fu canonizzata dallo stesso Papa e la nominò anche “compatrona” d’Europa assieme alle sante Caterina da Siena e Brigida di Svezia. Essa è divenuta così l’espressione di un itinerario umano, culturale e religioso, che incarna il cardine profondo della tragedia bellica e delle speranze dell’Europa intera”.

Antonio Romano

 

 

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