Saviano –- È stato lo spettacolo “Don Pasca’ fa’ acqua ‘a pippa” di Gaetano Di Maio, l’ennesimo appuntamento culturale proposto dalla compagnia “ Omega” di Cercola per la regia di Francesco Amoretto. Notevole consenso di pubblico e di critica per l’evento; teatro esaurito in ogni ordine di posto! La serata è stata presentata dal direttore del teatro Giovanni Palladoro; sul palco è intervenuto, per un saluto ai presenti, in rappresentanza del Sindaco di Saviano Carmine Sommese, Francesco Iovino Vicesindaco metropolitano. Un appuntamento culturale atteso nell’ambito della XVI edizione, Rassegna Festival Città di Saviano. L’iniziativa si deve al Comune di Saviano, Assessorato alla Cultura – Sport- Turismo – Teatro in collaborazione con l’Auditorium Teatro Saviano nell’ambito delle attività sociali. Il premio relativo alla Rassegna è dedicato a Carmine Mensorio, personaggio di rilievo, di origine savianese, della politica italiana. Una commedia che rientra negli allestimenti che appartengono in un periodo di splendore del teatro partenopeo, tra gli anni ’70 e gli anni ’90. “Don Pasca’ fa acqua ‘a pippa”, testo di Gaetano Di Maio; l’originale testo è di Petito, rappresentato per la prima volta nella stagione teatrale 1975/76, poi nel 1977. L’impianto drammaturgico scritto da Di Maio, lascia la regola da Commedia dell’Arte di Petito per dipingere l’affresco di un “basso” napoletano; uno qualunque tipico negli anni del dopoguerra. La commedia si svolge, in maniera esilarante attorno ad un tema dominante; la miseria e la fame. La dignità dei personaggi è palese; il loro stato tende a celarlo dai vicini sempre in cera di scoop per ciarlare, nelle sedi opportune, per una sorta di passatempo quotidiano! Tale modo di fare ha i suoi inconvenienti che non mancano di palesarsi; preso sul serio quell’anomala situazione, il caso vuole che molti s’invitino a pranzo suscitando l’imbarazzo, in particolare, del protagonista interpretato da Mario Borrelli. Una trama lineare e dinamica; un modo di dire, quando una persona mostra facile spreco di denaro, eccessivo slancio in qualche piccola donazione tuttora in voga ai giorni nostri, nei ceti popolari sì declamava: “È arrivato lo zio dall’America”. L’America, in tal caso, vista come facile opportunità lavorativa! Per una di quelle coincidenze inspiegabili della vita il protagonista ha proprio un fratello in America e che ora rientra in Italia. Senza verifica alcuna, circa la reale situazione, l’entusiasmo ha il sopravvento! Persino l’esattore del padrone di casa nell’entusiasmo generale è molto accondiscendente! Una domanda dubbiosa accompagna tutta la rappresentazione da un certo punto in poi: “Cesarino, questo il nome del protagonista “ amaricano”, intrepretato dal regista Francesco Amoretto, è tornato dall’America ricco o più povero; forse più che rientrato e fuggito dagli Stati Uniti? È apparso in scena accompagnato dai suoi modi nobiliari seguito da una segretaria personale e da un vistoso cappello da cowboy ma per una circostanza, per ora ignota, mostra ancora più miseria di tutti. Quest’ultimo ha uno strano modo di fare che spegne l’entusiasmo iniziale; già alla stazione non si era fatto trovare; una sorta di mossa strategica che è fonte di assicurata comicità. Meritano citazione gli attori: Mary Catapano, Liana Riccio, Paola Bagnoli, Mario Borrelli, Anna Alboreto nel ruolo della coprotagonista, Marco Errico, Anita Cristiano, fortuna Manrfellotti, Antonio Cirella, Armando Califano, Rosaria Gabellone, Marco Vittozzi, il regista Franco Amoretto e infine Mena Grasso nel ruolo di Miss Rosy. Quest’ultima nel ruolo di segretaria, dell’americano italiano ritornato in Patria, dal vago accento inglese non conosce bene la lingua parlata nel contesto scenico. La strumentalizzazione di tutto questo è fonte di assicurata ironia e comicità. Nell’epilogo l’appagato finale con un matrimonio in vista tra la figlia della coppia protagonista, che in scena compare in abito da sposa, dopo una chiusura temporanea del sipario, e il figlio del padrone di casa; forse un classico caso della vita!
A.R.
