Meta di Sorrento – Potrebbe trovare fondamento la versione secondo la quale al Comandante Francesco Schettino, nella serata del 13 Gennaio 2012, quando prese il comando delle operazioni nella manovra di accostamento al Giglio, gli fu comunicato da parte degli ufficiali in plancia un errato valore del CPA (Closest Point of Approch) che esprime il punto di massima vicinanza con il bersaglio. E’ questa la versione che molti ex Comandanti ed Ufficiali della Marina Mercantile sostengono e che potrebbe essere venuta fuori dalle registrazioni esaminando il contenuto della scatola nera situata sul ponte della Concordia. Infatti stando a quanto emergerebbe da tali registrazioni, quando il Capitano, nell’avvicinarsi della nave all’isola del Giglio, salì in plancia assumendo il comando della manovra che avrebbe portato la Costa Concordia ad effettuare il famoso “inchino” all’isola dell’arcipelago toscano, chiese al Primo ufficiale ed al resto degli Ufficiali ,che al momento si trovavano in plancia, il valore del CPA , la distanza dall’ostacolo più prossimo della costa, gli fu riferito un valore di 0,5 miglia nautiche( circa 946 metri). Tale dato avrebbe potuto mettere in sicurezza la navigazione della Concordia che si apprestava a passare al traverso agli scogli delle Scole. Sebbene è sconsigliato effettuare tale manovra a tale  distanza con una velocità  di 16 nodi,soprattutto al comando di una nave passeggeri di 234 mt.  Appena poco più tardi il Comandante  si rese conto che il valore del CPA comunicatogli non era esatto in quanto nel buio comparve , a sinistra a proravia, lo scoglio che minaccioso leggermente affiorava dallacqua e la cui distanza era appena di qualche centinaio di metri. Se tale versione trovasse fondamento probabilmente il processo a carico di Schettino potrebbe prendere un’altra piega rispetto agli ultimi avvenimenti che lo vedrebbero colpevole sotto tutti gli aspetti. Immediatamente il Comandante corse ai ripari ordinando al timoniere la barra a dritta e la nave , in tutta la sua lunghezza,nel venire con la prua a dritta offrì la parte poppiera allostacolo. A questo punto il Capitano, ordinò, per scontrare leffetto della manovra precedente, onde portare la poppa lontana dagli scogli, la famosa accostata a sinistra che il timoniere eseguì erroneamente continuando a dare timone a sinistra portando irrimediabilmente la poppa sugli scogli. Secondo le registrazioni la nave sembra passare per un soffio dallostacolo, ma alle 21, 45 urta lo scoglio in piena velocità provocando una falla di circa 70 mt a sinistra nella parte poppiera. Nel frattempo ,anche da quanto risulterebbe rilevato dal sistema satellitare Ais, la nave passa davanti al porto del Giglio e dopo circa un miglio viaggiando a 3,4 nodi,dirige pericolosamente verso il largo. Alle 22.05 sembra aver concluso il lungo abbrivo avanzando a 0,8 nodi, si trova 600 metri dallisola su un fondale di 107 metri. Schettino avrebbe potuto ordinare labbandono nave in quel momento, ma la nave si sarebbe inabissata. La tragedia ed il disastro ecologico era quasi assicurato e nessuno poteva sapere quante delle quattromila persone scese poi a terra la notte del 13 gennaio sarebbero sopravvissute. A questo punto la sagoma della Costa Concordia, che imbarca acqua e molto probabilmente con la timoneria fuori uso con il timone alla banda, aiutata forse dal vento e dalla corrente ma di sicuro assecondata dal Capitano, comincia a muoversi girandosi su se stessa di 180 gradi con una manovra incredibile torna indietro verso il Giglio. Sul tracciato satellitare risulterebbe la linea nera della rotta che effettua linversione una velocità di soli 1,2 nodi, procedendo di lato in direzione di Punta Gabbianara. Dopo circa unora lammiraglia della Costa Crociere si incaglia ad un passo dal Giglio dove tuttora giace. salvatorecaccaviello positanonews.

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