Polemiche, accuse e controrepliche al vetriolo. E’ una giornata rovente quella che segue la sentenza con cui la Corte d’Appello di Roma ha assolto per insufficienza di prove tutti gli imputati nel processo Cucchi, il geometra romano morto nel 2009 dopo essere stato arrestato per droga. Il presidente della Corte d’Appello, Luciano Panzani, difende l’operato dei giudici ribadendo la mancanza di prove e invita ad evitare la “gogna mediatica”. “Il giudice penale – spiega – deve accertare se vi siano prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere”.
Critiche alla sentenza d’appello sono arrivate anche dal mondo dello spettacolo, da Saviano a Fedez, e da diversi esponenti politici, con il Movimento 5 Stelle tra i più severi. “I cosiddetti servitori dello Stato – afferma la senatrice Barbara Lezzi – sono l’ulteriore vergogna di un Paese che non merita neppure che le istituzioni richiamino all’onore del silenzio coloro che dovrebbero garantire tutela e sicurezza ma che preferiscono coltivare autoreferenzialità”. Dal Nuovo Centrodestra Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, parla di “triplice sconfitta: per la magistratura, per le istituzioni e per la civiltà del nostro Paese”. Il pentastellato Vito Crimi, infine, propone l’introduzione del reato di tortura e l’adozione di “sistemi di identificazione certa degli agenti in servizio”.