CREMONA – I vertici della raffineria Tamoil di Cremona condannati per disastro ambientale doloso. Il giudice Guido Salvini, ha condannato gli ex amministratori delegati Enrico Gilberti e Giuliano Guerrino Billi rispettivamente a sei e tre anni. Un anno e otto mesi, invece, sono stati inflitti agli ex direttori generali, il libico Mohamed Saleh Abulaiha e a Pierluigi Colombo, accusati di disastro ambientale colposo. L’imputazione iniziale era di avvelenamento, ma il giudice ha riqualificato il reato in disastro ambientale. Di conseguenza le pene richieste dall’accusa, sostenuta dal pm Fabio Saponara, che variavano da un massimo di 13 a un minimo di 6 anni, sono state sensibilmente ridimensionate.

Per i danni causati, la Tamoil dovrà risarcire le società canottieri di Cremona, Legambiente e il Dopolavoro ferroviario, ma si dovrà procedere con un processo civile. Il giudice ha imposto la pubblicazione della sentenza su quotidiani locali e nazionali e l’interdizione per otto anni dei condannati dagli uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese. Al Comune, che non si era costituito parte civile, arriverà comunque un risarcimento da un milione di euro grazie all’associazione Piergiorgio Welby che si era insinuata nel processo al suo posto.

La vicenda riguarda l’inquinamento delle falde dei terreni e degli argini del fiume Po su cui si trovavano le società dei canottieri. L’autodenuncia della Tamoil risale al 2001: la società aveva però sostenuto di non

essere responsabile di quanto avvenuto, perché l’inquinamento sarebbe stato causato dalla Amoco titolare dell’area fino al 1983. “Nonostante l’ipotesi accusatoria sia stata fortemente ridimensionata, stupisce non poco una condanna per disastro innominato a fronte di un procedimento amministrativo che si era concluso affermando l’insussistenza della contaminazione”, hanno dichiarato le difese degli imputati, sostenute dagli avvocati Carlo Melzi d’Eril e Simone Lonati e dai professori Riccardo Villata e Alberto Alessandri.
 

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