Uno sguardo nuovo sul lavoro del maestro del ‘600 Tanzio da Varallo, ma anche sul suo soggiorno napoletano, sui suoi rapporti con Caravaggio e con i pittori nordici, e il ‘dialogo’ tra i pittori attivi a Napoli e nel Viceregno. Anche attraverso inediti, tra cui un quadro proveniente da una collezione privata ligure mai esposto in precedenza. A proporlo, una mostra con 29 opere allestita nelle sale di Gallerie d’Italia palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, promossa e organizzata da Intesa Sanpaolo, con il patrocinio del Mibact, in collaborazione con le soprintendenze napoletane e dell’Abruzzo e l’associazione Giovanni Testori da domani all’11 gennaio 2015. Intorno all’esposizione curata da Maria Cristina Terzaghi, visite guidate, percorsi didattici e spettacoli. L’omaggio a uno dei massimi artisti del ‘600 italiano, il lombardo Antonio D’Enrico (1582-1633 presumibilmente) noto come Tanzio da Varallo, comprende 13 suoi dipinti, messi in rapporto anche fisico con 16 maestri suoi contemporanei e presenti agli inizi del XVII secolo a Napoli, quelli che lo storico dell’arte Roberto Longhi inquadro’ come ‘la stretta cerchia di Caravaggio’. E cioe’ lo stesso Michelangelo da Merisi, di cui palazzo Zevallos Stigliano espone permanentemente il ‘Martirio di Sant’Orsola’ (1610), ma anche Battistello Caracciolo, Carlo Sellitto, Filippo Vitale, Luois Finson. Un viaggio che potrebbe cominciare proprio dall’olio su tela ‘Adorazione dei pastori’, datato tra 1605 e 1610, proveniente da una collezione privata ligure, mai esposto prima, firmato in basso al centro ‘Antonio D’Enrico fecit’, attribuitogli definitivamente nel 2013. Un quadro probabilmente realizzato a Napoli, ipotesi della curatrice della mostra, cosi’ come l’altra ‘Adorazione’ con datazione identica ma olio su rame proveniente dal Palais des beaux arts di Lille, mai visto prima in Italia. A costringere gli studiosi a riesaminare non solo l’opera di Tanzio da Varallo e’ la scoperta nel 2009 nell’Archivio storico diocesano di Porzio e D’Alessandro di un ‘processetto prematrimonile’, l’esame prima di contrarre nozze con una napoletana cui doveva sottostare uno ‘straniero’ quale era il pittore. Tanzio non sposo’ mai la ricca Apollonia Aversano, ma sia lui che il suo testimone, il pittore Jacob Ernst Thomann, forniscono molti particolari sulla sua permanenza a Napoli, che hanno permesso di ricostruire come a Roma, dove era arrivato per il Giubileo del 1600, il lombardo rimase meno di quanto si ritenesse, tre anni, mentre a Napoli il suo periodo e’ stato piu’ lungo negli anni piu’ intensi della storia artistica della citta’. Incontro’ Caravaggio? La mostra non scioglie il dubbio, ma di sicuro l’uso della luce e la costruzione dei soggetti ci dicono quanto da questi fosse segnata la sua ispirazione.