Tentato omicidio, preso uomo dei Sarno: era ricercato dal settembre 2011, incastrato dal boss-pentito
Nonostante fosse ricercato dalle forze dell´ordine per tentato omicidio non si era allontano di molto da casa. A Napoli, infatti, nel quartiere di Ponticelli è stato arrestato Gaetano Casillo, 44 anni, residente a Volla, pregiudicato ritenuto affiliato al clan camorristico dei Sarno, già operante nell´area orientale del capoluogo campano e in vaste aree della provincia. Viaggiava su un´auto Audi A3 lungo via Botteghelle quando gli uomini dell´Arma gli hanno imposto l´alt per dei controlli, alla vista dei militari Casillo ha tentato la fuga.
L´uomo e´ stato inseguito, raggiunto e bloccato dopo un inseguimento non facile tra le vie di Ponticelli. Dopo l´arresto e´ stato tradotto nel centro penitenziario di Secondigliano.
In particolare a Casillo, insieme a Giuseppe e Nicola Sarno, Carmine Caniello e Ciro e Carmine Esposito, e´ considerato tra i partecipanti all´agguato in cui sarebbe dovuto morire Fabio Caruana, un affiliato proprio alla cosca dei Sarno. Un tentato omicidio pianificato e messo in atto il 15 maggio 2006 vicino alla casa materna della vittima, nei pressi della quale Casillo aveva una casa ove il gruppo di fuoco attese l´arrivo della vittima predestinata. A fare chiarezza sull´agguato a Caruana fu Giuseppe Sarno, detto o´mussillo, prima capoclan poi pentito, che con le sue dichiarazioni portò all´ordinanza contro gli uomini del clan, fra questi proprio Casillo. Sarno raccontò agli inquirenti che fu lui a chiedere un punizione per Caruana, quello fedelissimo del clan, per conto del quale era stato inviato a Volla a gestire gli affari legati alla droga per conto della famiglia criminale del Rione De Gasperi. L´uomo però dopo essersi trasferito a Volla si era avvicinato al gruppo camorristico dei Veneruso. Alle dichiarazioni del boss si sono aggiunte negli anni quelle di altri tre collaboratori Carmine Caniello, Carmine Esposito e Ciro Esposito.
Lo stesso Sarno parlò dell´agguato agli inquirenti della Dda, sottolineando i motivi che lo avevano spinto ad agire contro quello che era un appartenente alla cosca. La mia intenzione era quella di spaventare Caruana, ha raccontato il pentito, Quando incaricai i due di compiere quell´azione per me era indifferente se lo spaventassero semplicemente, lo ferissero o addirittura lo uccidessero. Voglio dire che non mi ero fermato a sottilizzare su ciò che doveva essere compiuto, limitandomi a dire loro di sparare a Caruana. Sapevo peraltro che sia Carmine Caniello che Ciro Esposito non avevano un buon rapporto con il Caruana, verso cui erano anche indebitati. Caruana, dopo i primi tempi da quando si era spostato a Volla, era per noi diventato inaffidabile in quanto si era legato troppo agli uomini del clan Veneruso.