L’umanità viaggia da quando nella savana africana ha colonizzato il resto del mondo; pertanto, il viaggio è sempre stato il motore della storia e un espediente utile a comprenderne le mutazioni. Sebbene il desiderio irrefrenabile di esplorare ciò che ci è ignoto costituisca un rituale quotidiano per ciascuno, il fattore che spinge l’uomo a chiudere la porta di casa non è solo la sete di conoscenza. Il viaggio costituisce un’esigenza innata che continuamente cerchiamo di appagare e, quando quello fisico non è fattibile, ci pensa la mente. Quest’ultima si lascia affascinare da ciò che incontra, ricavandone benefici sorprendenti. Esaminando l’encefalo di 329 persone, l’ èquipe di ricercatori diretta da Michael Valenzuela dell’Università di Sydney ha scoperto che chi aveva viaggiato molto e in generale aveva avuto una vita attiva, aveva anche una maggiore densità di neuroni in alcune zone celebrali. In particolare, lo spessore corticale del lobo frontale era maggiore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *