Emergenza carceri – Protesta Di Giacomo (S.PP.) con le catene davanti al Ministero della Giustizia
Con le catene davanti alla sede del Ministero della Giustizia a Roma con un unico vessillo, la
bandiera italiana: è la protesta messa in campo dal segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo
per riaccendere l’attenzione politico-istituzionale sull’emergenza carceri che ha toccato livelli mai
registrati in passato. “Dopo il mio tour tra le carceri, iniziative di mobilitazione, decine di
comunicati, incontri con i giornalisti e interviste ai media, ho scritto alla Premier Meloni e al
Ministro Nordio – ha spiegato Di Giacomo – ma non possiamo più aspettare risposte formali
perché in questo primo semestre dell’anno le carceri sono scoppiate e il rischio che in questa
estate si possa superare la situazione delle carceri sudamericane è purtroppo più che reale. Siamo
a 51 suicidi di detenuti più 5 di personale penitenziario contro i 28 suicidi di detenuti dello stesso
periodo dello scorso anno, ma ci sono altre 56 vittime per le quali sono ancora numerosi i casi di
cause da accertare e per le quali non si può escludere nulla; le aggressioni al personale di Polizia
penitenziaria sono state 951 contro 688, con le carceri campane al primo posto, seguite da quelle
lombarde e laziali; le manifestazioni di protesta collettive 604 contro 440, i ferimenti 296 contro
264 e le colluttazioni 2.223 contro 2.055. Ancora: i detenuti sono aumentati di 14mila unità, con
una media complessiva di circa 300 al mese – sono complessivamente 61.468, a fronte di 47.067
posti regolarmente disponibili, per un indice di sovraffollamento pari al 130,59% – e negli istituti
per minori hanno raggiunto i 555 detenuti , di contro il personale è diminuito (per effetto dei
pensionamenti) di 18mila unità, solo in piccolissima parte compensato da nuove assunzioni; il
ritrovamento di stupefacenti e di telefonini segnano rispettivamente più 400% e più 600%.
Sono numeri da “bollettino di guerra” che da soli giustificano la mia protesta e la mia
sollecitazione ad un sempre più urgente intervento del Governo e del Parlamento. È una
situazione intollerabile che ci angoscia profondamente con il pensiero rivolto alle famiglie
dei nostri colleghi ai quali non sono concesse ferie e che anzi sono attesi da straordinari con
orari di servizio prolungati sino a 12 ore.
Il personale penitenziario non ce la fa più e non può ancora aspettare un piano
straordinario che affronti le emergenze continue.
Non siamo pronti a fronteggiare l’estate “caldissima” e, da servitori dello Stato, siamo
stanchi di pagare con il rischio di incolumità personale il pezzo più alto di responsabilità che
non ci appartengono.
Sono deciso a protrarre la mia protesta che ha assunto aspetti forti perché non c’è più
tempo, nonostante leggiamo sui giornali di provvedimenti e decreti che sarebbero pronti,
ma puntualmente vengono rinviati”